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Omega-3 per il quoziente intelettivo dei bambini

omega3-bambiniGli Omega-3 possono aiutarci a mantenere i nostri bambini concentrati e vigili durante la giornata scolastica, ed aiutarli a ricordare meglio le nozioni appena imparate.

Integrare l’alimentazione dei bambini con olio di pesce, ricco di Omega-3, aiuta infatti a potenziare il loro quoziente intellettivo (QI), come dimostra una meta-analisi pubblicata dai ricercatori della New York University.

Il team di ricercatori ha valutato l’effetto di supplementi tradizionali raccomandati alle donne in gravidanza, alle neo mamme e ai loro bambini.

Mentre ferro e vitamina B1 sono risultati inefficaci, gli Omega-3 EPA e DHA hanno portato un miglioramento del quoziente intellettivo (QI) dei bambini di ben 3,5 punti.  

La spiegazione dei ricercatori è che gli Omega-3 forniscono la materia prima, che l’organismo non è in grado di produrre da solo, indispensabile per le cellule nervose.

Liquid Gold, l’olio di pesce ultrapurificato ad alta concentrazione aromatizzato agli agrumi certificato Ifos, e’ l’ideale per coloro che hanno difficoltà di deglutire le capsule, come i bambini. Ed e’ anche conveniente: ogni flacone, a parita’ di prezzo con PGFO capsule, contiene il 30% di olio di pesce in piu’.

Fonte: Perspectives on Psychological Science

 

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Gli Omega-3 fanno bene al cervello fin da bambini

Gli Omega-3 fanno bene al cervello dei bambini fin dai primissimi anni di età.

Lo ha recentemente dimostrato uno studio del North Carolina Research Campus pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition.

I ricercatori hanno confrontato in un campione di bambini tra sette e nove anni il tasso di omega-6, acidi grassi tipici della carne e degli oli vegetali, con quello di omega-3.

”I bambini che mangiavano troppi omega-6 avevano una più bassa velocità di elaborazione dei dati della memoria – spiegano gli autori – e più difficoltà nel risolvere i problemi di programmazione rispetto a quelli che assumevano invece quantità maggiori di omega-3 ”.

Fonte in inglese: North Carolina Research Campus

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Cervello piu’ grande con gli Omega-3

omega-3 e cervello

Gli omega-3 migliorano capacità cognitive e volume del cervello.

E’ questa la conclusione cui è giunto un gruppo di ricercatori dell’Università di Uppsala (Svezia).
I risultati dei loro studi, che hanno coinvolto 252 uomini e donne, sono stati pubblicati sulla rivista Age.

Gli Omega-3, soprattutto il DHA, sono nutrienti molto importanti per la salute del sistema nervoso. La quantità di questo acido grasso a livello del cervello è molto elevata.
Qui il DHA svolge un ruolo fondamentale sia per la struttura, sia per le funzioni dei neuroni e la produzione di nuove cellule nervose. Diversi studi hanno dimostrato che questo Omega-3 influenza le capacità cognitive e di attenzione, quelle visive e il comportamento.

Non solo, il DHA svolge un ruolo importante anche in alcuni disturbi psichiatrici e protegge i neuroni dagli effetti dannosi della malattia di Alzheimer.
I partecipanti alla ricerca con le maggiori capacità cognitive assumevano circa 1 g di EPA e DHA al giorno, una quantità circa 10 volte maggiore rispetto, ad esempio, al consumo di Omega-3 medio di un abitante degli Stati Uniti.

Fonte in inglese: PubMed

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L’olio di pesce previene l’Alzheimer

Alzheimer omega-3

Gli Omega-3 riducono i livelli nel sangue di una proteina, la beta-amiloide, strettamente associata allo sviluppo della malattia di Alzheimer.

La dimostrazione arriva dalle pagine di Neurology, dove un gruppo di ricercatori guidato da Nikolaos Scarmeas del Columbia University Medical Center di New York (Stati Uniti) ha pubblicato uno studio in cui ha rilevato che una alimentazione caratterizzata da alti livelli di Omega-3 permette la diminuzione della concentrazione di beta-amiloide nel sangue del 20-30%.

Per giungere a questa conclusione è stato necessario analizzare le abitudini alimentari di più di 1.200 individui di età superiore ai 65 anni. All’inizio dello studio nessuno dei partecipanti era affetto da disturbi neurologici e le concentrazioni di beta-amiloide sono state rilevate tramite esami del sangue.

Dopo un anno e mezzo Scarmeas e collaboratori hanno scoperto che chi aveva assunto i livelli più elevati di Omega-3 aveva accumulato meno beta-amiloide nel plasma.

Gli Omega 3 aiutano il corpo a produrre molecole anti-infiammatorie neuroprotettive in grado di contrastare la produzione di beta amiloide nel cervello.

E la beta amiloide è tossica per i neuroni: il suo accumulo concorre alla formazione delle “placche senili”, causando quei danni alla memoria e alle capacità cognitive che caratterizzano malattie neurodegenerative, come appunto l’Alzheimer.

Fonte in italiano: Corriere della Sera 07/06/2012
Fonte in inglese: Neurology

 

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Omega-3 per una buona memoria

Gli omega-3 non solo abbassano il rischio di ictus, ma assicurano anche una memoria più lucida: lo sostiene uno studio condotto presso l’Easton Center for Alzheimer’s Disease Research dell”University of California’ (Los Angeles) e pubblicato sulla rivista Neurology.

Per lo studio sono state esaminate 1.575 persone con un’età media di 67 anni.
I candidati sono stati sottoposti a risonanza magnetica del cervello e ad alcuni test che misuravano la loro capacità mentale. Inoltre sono stati monitorati la massa corporea e i livelli di acidi grassi omega-3 nel sangue.

Da questi esami è risultato che i pazienti con i più bassi livelli ematici di acidi grassi omega-3 evidenziavano un più basso volume cerebrale e punteggi più bassi nei test volti a valutare la memoria visiva, la capacità di elaborazione e il pensiero astratto.

Le persone con livelli più bassi di omega-3, in particolare l’acido docosaesaenoico (Dha) e l’acido eicosapentaenoico (Epa), nel sangue – afferma Zaldy S. Tan, autore della ricerca – hanno un volume cerebrale inferiore equivalente a circa due anni di invecchiamento della struttura cerebrale“.

Fonte in inglese:
American Academy of Neurology

 

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Omega-3 contro l’Alzheimer e per la memoria

Omega-3 contro l’Alzheimer e per la memoria

La ricetta per una memoria di ferro?

Ridurre le calorie del 30 per cento e integrare la dieta con una giusta dose di acidi grassi come gli omega 3 contenuti soprattutto nel pesce. Una formula che a quanto pare vale soprattutto per chi ha superato la sessantina secondo lo studio pubblicato oggi sulla rivista Pnas da un gruppo di neurologi dell`Università di Munster, in Germania.

 

Le misure della salute. La ricerca è stata condotta su 49 persone, uomini e donne con un`età media di 60 anni, tutti con un indice di massa corporea di 28, ovvero nella fascia che indica il sovrappeso. L`indice di massa corporea (IMC) è un parametro di semplice calcolo che si ottiene dividendo il peso per il quadrato della propria altezza. Ad esempio, una donna che pesa 63 chili ed è alta 1 metro e 68 (al quadrato 2,8224) ricaverà l`IMC dividendo 63 per 2,8224 ottenendo un indice di massa corporea di 22,32, nella fascia di normalità. La forbice tra 18,5 e 24,9 indica un IMC regolare, da 25 a 29,9 sovrappeso, da 30 in su i vari gradi di obesità, sino alle forme patologiche.

 

La ricerca. Gli studiosi si sono concentrati sugli effetti che troppi grassi hanno sulle funzioni cognitive e hanno osservato che il gruppo di persone sottoposte ad un regime alimentare con porzioni ridotte, un minor apporto di calorie del 30 per cento, ma una dieta mai inferiore alle 1200 calorie, dopo tre mesi mostravano di ricordare di più e meglio.

 

Memo-magazzini più capienti. Sul perché la riduzione di peso abbia delle ripercussioni evidenti sull`attività cerebrale gli studiosi non sono concordi. La ragione potrebbe essere il miglioramento delle prestazioni di ippocampo e corteccia prefrontale, parti del cervello che immagazzinano, organizzano e recuperano l`informazione. Ci vorranno ulteriori studi più estesi per dare ragione a questa tesi, per ora i medici si sono concentrati su alcune sostanze che possono migliorare la salute del cervello.
Ad esempio aggiungere all`alimentazione un integratore a base di olio di pesce ricco in omega 3 avrebbe effetti positivi sulla riduzione degli stati infiammatori dei centri nervosi, offrendo uno scudo supplementare ai rischi di patologie degenerative come l`Alzheimer.

La riduzione dell`apporto calorico avrebbe un`influenza decisiva “sulla salute pubblica, aiutando a prevenire il declino cognitivo dovuto a invecchiamento”, ha commentato uno degli autori, Agnes Floel, neurologa dell`Ateneo tedesco.

Fonte: Sito del Sole 24 Ore

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Bambini più attenti a scuola con gli omega-3

Molti sono i bambini colpiti dalla sindrome di iperattività con deficit di attenzione, conosciuta clinicamente come Adhd.
Purtroppo questa malattia, nella stragrande maggioranza dei casi, viene confusa con la vivacità. In effetti si tratta di una reale patologia, che compromette la natura dei rapporti interpersonali dei bambini sia nella modalità di relazione con i familiari sia con i propri coetanei. L’unica terapia conosciuta fino ad ora è quella farmacologica, ovvero, la somministrazione di psicofarmaci vita natural durante.
Nei soggetti affetti da questa sindrome è stata riscontrata una carenza di omega 3. Medici ed esperti hanno percorso la via sperimentale della prescrizione di farmaci a base di omega 3. Questa soluzione ha portato a risultati incoraggianti. Ciò non significa aver risolto il problema dell’Adhd, ma sicuramente aver offerto un ulteriore strumento per la gestione di questo disturbo. L’assunzione di acidi grassi viene raccomandata dalla Unione Europea (clicca qui per la fonte in inglese) e dalle più autorevoli associazioni pediatriche e di nutrizione clinica a livello mondiale, nel dosaggio quotidiano di almeno 200 milligrammi di Dha; queste quantità si possono ricavare da un paio di assunzioni di pesce la settimana.
Se non si consuma pesce a sufficienza, è necessario fare ricorso ad integratori.
L’acido docosaesaenoico Dha, inoltre, viene considerato un substrato essenziale da assumere durante la gravidanza e l’allattamento per garantire un ottimale esito della gestazione e dello sviluppo del bambino.

 

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L’Olio di Pesce aiuta la salute del cervello

Gli integratori di olio di pesce aiutano la salute del cervello e migliorano le capacita’ cognitive.

Lo hanno dimostrato i ricercatori dell’Alzheimer’s Disease and Memory Disorders Center di Providence (Stati Uniti), guidati da Lori Daiello. Secondo i loro risultati, che sono stati resi noti all’International Conference on Alzheimer’s Disease di Parigi (Francia), l’assunzione di olio di pesce e’ correlata a un maggior volume delle aree del cervello responsabili della memoria e del pensiero e a una diminuzione dell’ampiezza delle cavita’ cerebrali, i ventricoli.

Allo stesso tempo, chi assume questi integratori ha migliori capacita’ cognitive.

Fonte:
Agenzia Asca 02/08/2011

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Omega 3, i grassi buoni che curano

Proteggono il cuore, sono antidepressivi e un valido alleato degli sportivi.
Salmone, tonno, merluzzo, sardine. Quanti li mangiano regolarmente?

Sono i pesci “angeli custodi” del cuore. E il merito è tutto degli acidi grassi Omega 3 (Dha e Epa) in grado di prevenire malattie cardiocircolatorie anche gravi: arrivano a ridurre la mortalità per queste patologie di circa il 10 per cento.

Giocano così un ruolo cruciale nella prevenzione dell’aterosclerosi, degli infarti, ma anche della depressione, del cancro, della colite ulcerosa, del diabete 2 e dell’artrite reumatoide. E se non bastasse, un ulteriore motivo per mangiare pesce c’è: gli Omega 3 sono anche un «salva-cervello», poiché svolgono un’azione importantissima nel metabolismo cerebrale.

Merito del loro valore anti-infiammatorio, che studi attualmente in corso stanno dimostrando. Lo studio greco ATTICA, ad esempio, sta coinvolgendo 1514 uomini e 1528 donne: si è già visto che circa il 90 per cento dei partecipanti mangia pesce almeno una volta al mese, e quelli che si attestano intorno ai 300 g la settimana presentano livelli più bassi (di oltre il 33%) di ben cinque parametri infiammatori rispetto a chi ne mangia di meno.

Uno dei ricercatori, Demosthenes Panagiotakos, ha detto all’American College of Cardiology che questi risultati dovrebbero già spingere i medici a consigliare ai propri pazienti di mangiare più pesce, in particolare il pesce azzurro di piccola taglia, come le sardine, che vanno consumate con le lische e non fritte.

Il principale autore dello studio, Antonis Zampelas, suggerisce che per ottenere più benefici potremmo ricorrere a integratori di Omega 3 in modo da arrivare ad assumerne 600 mg. al giorno. Quanto ai pesci freschi, il salmone contrasta molto bene l’invecchiamento, purché risulti di qualità incontaminata. Attenzione quindi che il pesce provenga da mari freddi e che abbia subito una procedura di distillazione molecolare d’alta qualità: è l’unico modo per garantire l’assenza di metalli pesanti come il mercurio.

«La membrana, quando presenta un’alta concentrazione di acidi grassi essenziali, conferisca fluidità alla cellula; le cellule, a loro volta, garantiscono fluidità agli organi e, proseguendo in questo suggestivo percorso si giunge alla fluidità dell’intero organismo, della trasmissione dell’informazione neurologica, degli impulsi cardiaci, della comunicazione tra i neuroni e quindi anche alla fluidità del pensiero», scrive il dottor Fabrizio Duranti nel libro «Le 100 regole del benessere» (Sperling & Kupfer).

E indica i valori dettati dalla Società Italiana di Nutrizione Umana, che ha stabilito un fabbisogno quotidiano compreso tra 0,8-1,5 g di Omega-3, a secondo dell’età e del sesso.
Per raggiungere un benessere psicofisico e per aumentare le prestazioni a livello sportivo i dosaggi sono maggiori: 1-2 g di un complesso EPA/DHA il cui rapporto dovrebbe essere di circa 2:1, meglio se sotto forma di gliceridi naturali.
Ancora più elevate le dosi per ottenere benefici terapeutici, ma su indicazioni mediche.

Omega 3, l’anti-infiammatorio degli sportivi: questi acidi grassi sono stati anche presi in esame durante un congresso medico-scientifico dedicato alle novità per la corretta nutrizione degli sportivi e la cura dell’obesità che si era tenuto a Empoli. «Molti atleti oggi assumono abitualmente Omega 3 – fa notare il professor Enrico Arcelli, dell’Università di Milano .

La ragione per la quale di solito lo fanno, è che questi acidi grassi hanno uno spiccato effetto antinfiammatorio. Ci sono, ad ogni modo, vari altri effetti positivi determinati negli atleti dall’utilizzo degli acidi grassi Omega 3. Il professor Giuliano Fontani del Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Siena e i suoi collaboratori, per esempio, hanno constatato che migliorano in misura significativa lo stato dell’umore; l’olio di pesce, in particolare, determina una diminuzione della depressione, dell’ansia e dell’aggressività.

Questi stessi studiosi hanno dimostrato che gli Omega 3 sono altresì in grado di migliorare l”attentività; c’è soprattutto una riduzione dei tempi di reazione complessi, tanto importanti in molti sport, a partire dai giochi di squadra».

Fonte: La Stampa 9/2/2009 Rubrica “Antiaging: giovani a lungo”

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Ecco come gli «omega 3» influenzano il cervello

Una ricerca fa il punto sull’importanza di alcune sostanze per le attività cerebrali

Gómez-Pinilla, professore di neurochirurgia e scienze fisiologiche allo UCLA, ha passato la vita a studiare gli effetti del cibo, del sonno e dell’esercizio fisico sul cervello. Ora ha deciso di pubblicare una sintesi delle ricerche più importanti a questo proposito, analizzando 160 studi d’eccellenza che trattano il ruolo dell’alimentazione nello sviluppo cognitivo. Il risultato dell’analisi, che verrà pubblicato sull’edizione di luglio di Nature Reviews Neuroscience, è già consultabile online e, soprattutto, rappresenta un vero e proprio elogio degli acidi grassi Omega-3.

OMEGA-3 – Nel riassunto ragionato degli studi più importanti emerge un effetto quasi miracoloso da parte di questi acidi grassi presenti nel pesce, nei crostacei, nelle mandorle, nelle noci, nei kiwi e in molte altri cibi. In sostanza gli Omega-3 agiscono sulla fluidità delle membrane cellulari, migliorando lo sviluppo cognitivo nei bambini e contrastando i processi degenerativi nelle persone anziane.

ALCUNI ESEMPI – Per esempio uno studio realizzato in Inghilterra ha dimostrato che le performance scolastiche di un gruppo di studenti «cresciuti» a Omega-3 erano più alte rispetto a quelle degli altri alunni. Analoghi risultati sono stati confermati da una ricerca australiana su 396 bambini tra i 6 e i 12 anni divisi in due gruppi a seconda delle sostanze assunte: il primo gruppo, cui erano stati somministrati acidi grassi Omega-3, ferro, acido folico, vitamine A, B6, B12 e C, mostrava un’intelligenza verbale e una facilità di apprendimento superiore al gruppo che non aveva ricevuto lo stesso apporto nutritivo. Infine anche una ricerca indonesiana su un campione di 394 bimbi conferma un legame direttamente proporzionale tra acidi grassi Omega-3 e sviluppo cerebrale, ma in questo caso mostra un’incidenza maggiore tra le bambine.

VARIABILI COLLEGATE – In sostanza gli acidi grassi Omega-3 influenzano soprattutto la memoria, l’orientamento spazio-temporale, l’attenzione, la fluidità di parola e la velocità di elaborazione cognitiva. Allo stesso modo la carenza di queste sostanze può aumentare il rischio di dislessia, di demenza, di depressione e di schizofrenia. L’isola giapponese Okinawa è uno degli esempi più calzanti della veridicità delle teorie illustrate: qui la gente mangia moltissimo pesce e fa molta attività fisica. Il risultato è che la popolazione dell’isola nipponica è una delle più longeve e il tasso di disordine mentale è a livelli minimi. Inutile specificare cosa pensi il Prof Gómez-Pinilla del cosiddetto junk food (cibo spazzatura) e dei fast food, considerato che i grassi saturi svolgono invece un ruolo esattamente opposto rispetto agli Omega-3. In tutti i casi, per sua stessa ammissione, da quando ha iniziato ad approfondire il ruolo dell’alimentazione nello sviluppo del cervello, il professor Pinella evita accuratamente certi cibi.

Corriere della Sera
10 luglio 2008

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