Omega-3: essenziali anche per il tuo amico a 4 zampe

Come le persone, anche gli animali domestici hanno bisogno di seguire un’alimentazione completa e bilanciata capace di garantire benessere e salute.

Nell’alimentazione non devono quindi mancare le vitamine liposolubili, le vitamine idrosolubili e gli Omega 3 che aiutano l’organismo dell’amico a quattro zampe a produrre i mediatori chimici antinfiammatori.
Gli Omega 3 sono quindi indispensabili per evitare che le infiammazioni di eventuali malattie croniche possano inficiare la normale salute dell’animale.

I benefici degli Omega 3 sono innumerevoli; ad esempio:
1) funzione antiossidante per mantenere la forza e la vitalità dell’organismo dell’animale;
2) effetto coagulante per la prevenzione di malattie cardiovascolari e diminuzione delle aritmie cardiache;
3) effetto tonificante per il sistema nervoso di animali anziani e cuccioli;
4) effetto antinfiammatorio e curativo in caso di lesioni e ferite;
5) funzione energetica per le femmine in gravidanza e allattamento che hanno bisogno di maggiori nutrimenti;
6) prevenzione di disturbi dermatologici come la dermatite atopica o la secchezza cutanea;
7) effetti positivi sulle articolazioni che rimarranno sempre elastiche e prevenzione di patologie quali osteo-artriti, artrosi e disturbi vari legati ai movimenti;
8) prevenzione contro l’insufficienza renale.

I benefici degli Omega 3 sono visibili anche a livello esterno, il manto dell’animale apparirà più lucido e folto rispetto a prima e le unghie più forti e resistenti.

Per ottenere il giusto apporto di nutrimenti, sono di grande aiuto gli integratori a base di Omega 3 che dovranno essere assunti con costanza per il raggiungimento dei risultati.

E’ sufficiente il contenuto di 1 capsula di A-M B-Well PGFO oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold per fornire al proprio cane o gatto tutti gli Omega-3 di cui ha bisogno.

Omega-3 per combattere la pandemia?

L’effetto antinfiammatorio degli omega-3 è noto da tempo, così come l’effetto anti-trombotico e protettivo nei confronti dei polmoni.

Sulla base di queste proprietà benefiche, i ricercatori stanno cercando di scoprire se potrebbero essere utilizzati per intervenire contro il coronavirus.
 
La Global Organization for EPA and DHA (GOED) ha dichiarato di essere a conoscenza di 13 studi clinici attualmente in corso che studiano l’uso di olio di pesce contenete gli omega-3 EPA e DHA per trattare il COVID-19. Vediamo quali sono:

  1. Una promettente formulazione a base di olio di pesce è in fase di sviluppo in collaborazione tra KD Pharma e SLA Pharma.
    In uno studio condotto dalle due aziende, vengono somministrate capsule a pazienti che hanno contratto il coronavirus, con l’obiettivo di minimizzare i sintomi per ridurre il rischio di complicazioni che progrediscono verso esiti gravi come la necessità di ventilazione artificiale.
  2. L’azienda biotecnologica norvegese Hofseth BioCare , nel frattempo, è passata agli studi clinici di fase 2 per valutare la capacità del suo prodotto ad alto contenuto di omega-3 di ridurre la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) correlata a COVID-19. Il trattamento si concentra su ex fumatori e pazienti con asma resistente agli steroidi che mostrano lesioni polmonari causate da COVID-19.
  3. Kerecis, produttore di prodotti per la cura delle ferite con Omega-3, e il National Hospital of Iceland stanno collaborando per sondare l’efficacia del sistema Omega3 Viruxide di Kerecis sui pazienti COVID-19. I medici in Italia stanno già utilizzando il prodotto in modo off-label, spruzzandolo nelle cavità orali e nasali di pazienti che si ritiene abbiano un esordio precoce COVID-19.
  4. Pharmavite, con sede in California, prevede di fornire integratori alla Icahn School of Medicine del Mount Sinai di New York per determinare se gli omega-3 EPA e DHA hanno un effetto sulla perdita del senso dell’olfatto nei pazienti COVID-19.
  5. Lo studio MITIGATE COVID-19 di Amarin e Kaiser Permanente sta studiando gli effetti di un prodotto ad alto contenuto di omega-3 EPA su COVID-19 e altre morbilità e mortalità correlate a infezioni virali delle vie respiratorie superiori (URI) in un gruppo ad alto rischio di adulti affetti da malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD).
  6. Amarin sta anche conducendo una sperimentazione sostenuta dal Canadian Medical and Surgical Knowledge Translation Research Group sugli effetti di dosi due volte al giorno dello stesso prodotto ad alto contenuto di omega-3 EPA sui marcatori infiammatori chiave nei pazienti COVID-19.
  7. I test dell’Università di Harvard, dell’Istituto Cardiovascolare di Rosario e degli studi clinici latino-americani dell’Argentina hanno lo scopo di esaminare se otto grammi al giorno di omega-3 EPA ridurranno il rischio di COVID-19 del 30% in 1.500 operatori sanitari argentini nell’ambito del programma di sperimentazione PREPARE-IT.
  8. In Giordania, l’Università privata di scienze applicate del paese sta testando se 300 mg al giorno di EPA e DHA somministrati a soggetti non infetti per due mesi influenzeranno significativamente i livelli di interleuchina (la sostanza che negli infetti da COVID-19 porta all’insorgere di una “tempesta infiammatoria” che si traduce in un pericolosa polmonite interstiziale).rispetto al gruppo di controllo.
  9. Allo stesso tempo, la Sabzevar University of Medical Sciences in Iran sta esaminando se la supplementazione di omega-3 migliora i marcatori infiammatori e biochimici su pazienti critici COVID-19.
  10. Ciò avviene mentre la King Saud University in Arabia Saudita indaga sugli effetti sulla malattia di un supplemento prodotto da Abbott, ad alto contenuto di omega-3 EPA.
  11. Nel nord-est del Brasile, la Bahia State University sta studiando gli effetti di un integratore giornaliero con L-arginina, nucleotidi e omega-3 sulla risposta infiammatoria dei pazienti COVID-19.
  12. Gli scienziati dell’ospedale universitario svedese Karolinska stanno esaminando se l’integrazione con l’emulsione di olio di pesce ad alto contenuto di omega-3 per via endovenosa possa risolvere le tempeste infiammatorie nei pazienti.
  13. In Spagna, i ricercatori dell’Università Vall Hebron di Barcellona stanno cercando di scoprire se l’olio di pesce per via parenterale è efficace nel ridurre l’insufficienza epatica nei pazienti COVID-19.

Segnaliamo infine che secondo l’articolo “Il potenziale effetto benefico della supplementazione di EPA e DHA nella gestione della tempesta di citochine nella malattia di coronavirus”, pubblicato il 19 giugno 2020, sulla rivista Frontiers in Physiology, gli omega-3 EPA e DHA influenzano i percorsi biologici che “possono avere influenza nell’esito del COVID-19”.

Gli studi clinici sono ancora in corso e non è possibile affermare che gli omega-3 siano un’arma contro il coronavirus , ma tutto questo è sicuramente molto promettente per la lotta contro il COVID-19 .

Quanti Omega-3 sono necessari per fornire benefici al cervello?

Numerosi studi mostrano il potenziale preventivo degli acidi grassi Omega-3 per la demenza, e quanto siano necessari per lo sviluppo e il funzionamento del cervello.

Ma quanti Omega-3 è necessario assumere per ottenere dei benefici?

Secondo uno studio pilota della Keck School of Medicine dell’University of Southern California, a Los Angeles, la quantità di Omega-3 che riesce a raggiungere il cervello è solo il 10% degli omega-3 presenti nel circolo sanguigno, quindi per ottenere dei benefici sembrerebbe necessario assumere quantità maggiori di Omega-3 rispetto a quanto raccomandato fino ad oggi.
Nello studio, i ricercatori hanno reclutato 33 partecipanti che avevano fattori di rischio per l’Alzheimer ma non erano cognitivamente compromessi.
Ai membri del gruppo di trattamento è stato chiesto di assumere integratori contenenti più di 2 grammi di omega-3 al giorno per sei mesi.
I membri del gruppo di controllo hanno invece assunto placebo (una sostanza inerte) ogni giorno nello stesso periodo

Gli scienziati hanno raccolto campioni di plasma sanguigno e liquido cerebrospinale – un indicatore per verificare se gli Omega-3 hanno raggiunto il cervello – dai partecipanti all’inizio e di nuovo alla fine del periodo di studio.

I risultati delle analisi hanno mostrato che, alla fine dei sei mesi, i partecipanti che assumevano integratori di omega-3 avevano il 200% in più di Omega-3 nel sangue rispetto a quelli che assumevano placebo. 
Ma gli omega-3 trovati nel liquido cerebrospinale erano solo del 28% più elevati nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo, suggerendo quindi che solo il 10% degli omega-3 presenti nel sangue riesca a raggiungere effettivamente il cervello
.

“In sintesi”, concludono gli autori, “il nostro studio suggerisce che sono necessarie dosi più elevate di omega-3 (almeno 2 g al giorno) per garantire che un’adeguata quantità raggiunga il cervello“.

Fonte in inglese: EBioMedicine – The Lancet

Gli Omega-3 proteggono il cervello dall’inquinamento

In uno studio pubblicato il 15 luglio 2020 su Neurology, rivista dell’American Academy of Neurology, gli autori della Columbia University di New York evidenziano come gli omega-3 possono contrastare gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sul cervello.

I ricercatori hanno coinvolto 1.315 donne con un’età media di 70 anni in buona salute.
Le partecipanti sono state sottoposte ad alcuni esami del sangue per calcolare la quantità di omega-3 presente nei globuli rossi.
“Questi acidi grassi essenziali (vale a dire che non possiamo produrci da soli) sono componenti importanti delle membrane cellulari comprese quelle sinaptiche, svolgendo così un ruolo fondamentale nel mantenimento della struttura e delle funzionalità del cervello durante l’invecchiamento“, scrivono gli autori.
L’olio di pesce ha dimostrato di “ridurre il danno cerebrale causato dall’esposizione ad altre neurotossine ambientali, tra cui piombo e metilmercurio“, affermano gli scienziati della Columbia University. “Ma nessuno studio ha esaminato se l’olio di pesce offre una protezione simile contro l’esposizione al PM2.5. Ecco perché abbiamo iniziato questa indagine.”
I ricercatori hanno quindi determinato l’esposizione delle donne alle polveri sottili, come il PM 2,5 (le particelle con diametro minore o uguale a 2,5 µm), e sottoposto le partecipanti a risonanza magnetica, esaminando la sostanza bianca, composta da fibre nervose che inviano segnali in tutto il cervello, e l’ippocampo, regione associata alla memoria.

Dalle analisi, i ricercatori hanno scoperto che tra le donne che vivevano nelle aree più inquinate, quelle che avevano livelli più bassi di omega-3 nel sangue avevano una più marcata atrofia cerebrale (restringimento del cervello), rispetto alle donne che avevano i livelli più alti di omega-3.
In particolare, queste ultime avevano volumi maggiori dell’ippocampo e delle sostanza bianca.
“I nostri risultati suggeriscono che livelli più alti di omega-3 nel sangue possono preservare il volume del cervello con l’invecchiamento e proteggere dai potenziali effetti tossici dell’inquinamento atmosferico”, hanno affermato gli scienziati.

Una mole sempre crescenti di studi, infatti, ha evidenziato come l’esposizione all’inquinamento, in particolare modo alle particelle di diametro inferiore ai 2,5 µm, sia un importante fattore di rischio ambientale per il declino cognitivo. Non solo: alcune ricerche, che si sono concentrate sul legame tra esposizione al PM 2,5 e le dimensioni del cervello, hanno notato volumi cerebrali più piccoli, specialmente per quanto riguarda la sostanza bianca, tra le persone anziane maggiormente esposte a livelli più alti di polveri sottili.

Fonte in inglese: Neurology

Gli Omega 3 aiutano l’umore

E’ stato clinicamente provato che un apporto di acidi grassi essenziali di tipo Omega-3 aiuta considerevolmente in caso di depressione e a rendere stabile l’umore.

L’insieme dei dati raccolti nel corso degli anni dimostra infatti che gli acidi grassi Omega-3 possono essere efficaci in prevenzione, controllo e trattamento di diversi disturbi psichiatrici.

Questi possono variare dalle semplici alterazioni dell’umore agli stati depressivi post partum, passando per i comportamenti aggressivi indotti dallo stress, i danni neurologici e le alterazioni della vista causati dall’alcol, fino ad arrivare a patologie gravi come la schizofrenia e la demenza.

Un nuovo studio presentato alla Virtual Conference 2020 dell’American Society of Clinical Psychopharmacology ha mostrato come gli Omega-3 siano efficaci anche in caso di disturbo bipolare.
Nella ricerca i 41 pazienti affetti dal disturbo che hanno ricevuto per 12 settimane un’alimentazione ricca di Omega-3 hanno mostrato riduzioni significative della variabilità dell’umore, dell’irritabilità e del dolore rispetto a coloro che hanno ricevuto una dieta con livelli abituali di acidi grassi Omega-3 comunemente consumati nelle normali diete statunitensi.

Abbiamo ottenuto risultati davvero entusiasmanti“, ha dichiarato la prof.ssa Erika Saunders, presidente del Dipartimento di Psichiatria e Salute comportamentale presso il Penn State College of Medicine.
Gli acidi grassi hanno due effetti notevoli:
1 Si incorporano nelle membrane dei neuroni nel cervello
2 Creano molecole di segnalazione in tutto il cervello e nel corpo che interagiscono con il sistema immunitario e il sistema infiammatorio.

Sospettiamo che sia attraverso quei meccanismi che gli Omega-3 abbiano un effetto sulla stabilità dell’umore, ma è necessario fare molto più lavoro per capirlo “, ha aggiunto la prof.ssa Saunders.

Fonte in inglese: Medscape

Gli Omega-3 proteggono il tuo DNA

La degradazione del DNA è uno dei meccanismi dell’invecchiamento.
Man mano che il danno si accumula nei filamenti di DNA, gli errori nella replicazione accelerano e le cellule e i tessuti che compongono iniziano a perdere la corretta funzione.
Questo meccanismo d’azione porta a problemi come il cancro, le malattie neurologiche e l’invecchiamento precoce.

Studi del 2010 e del 2012 avevano già mostrato che attraverso l’integrazione con olio di pesce ad alto dosaggio è possibile rallentare l’invecchiamento cellulare, aiutando a salvaguardare l’integrità dei telomeri, le estremità’ terminali dei cromosomi del DNA, allungandone la sopravvivenza.

Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Food & Function, è stato effettuato su 141 ragazzi brasiliani.
I ricercatori hanno verificato la correlazione tra i danni al DNA ed i livelli ematici di Omega-3 EPA e DHA, vitamina A, betacarotene e riboflavina.
L’unica correlazione positiva trovata con minori danni al DNA è stata quella con gli Omega-3.
Il noto esperto di omega-3 William S. Harris, PhD, della Sanford School of Medicine dell’Università del South Dakota, ha affermato che la ricerca è interessante su più livelli.

“Sappiamo che le persone con livelli più alti di Omega-3 vivono più a lungo“, ha detto Harris. “Il significato di questa ricerca è che i livelli più elevati di Omega-3 sono associati ad un meccanismo di protezione della salute che mantiene intatte le funzioni del DNA.”

Fonte in inglese: Food & Function

Gli Omega-3 riducono il rischio di malattie polmonari

Grazie alle loro proprietà benefiche, gli Omega-3 aiutano a mantenere in salute i tuoi polmoni.

In uno studio del 2010, i partecipanti che avevano assunto Omega-3 avevano in media migliorato del 47% le loro capacità polmonari (qui lo studio in inglese), mentre una ricerca del 2016 aveva mostrato come composti derivati dagli Omega-3 potessero essere la chiave per aiutare il corpo a combattere le infezioni polmonari (qui lo studio in inglese).

Inoltre le loro proprietà antinfiammatorie portano al miglioramento delle funzioni polmonari in coloro che soffrono di asma o bronchite cronica, grazie alla limitazione della produzione di acido arachidonico e di alcuni leucotrieni (molecole coinvolte nell’infiammazione) e delle immunoglobuline E, un tipo di anticorpo prodotto durante le reazioni allergiche (qui un articolo in italiano).

Uno studio appena pubblicato sull’ American Thoracic Society Journal ha mostrato che, in pazienti con malattia polmonare ostruttiva cronica, livelli ematici maggiori di Omega-3 sono associati a una progressione dell’enfisema più lenta, nonché a un rischio ridotto di malattie respiratorie croniche delle vie respiratorie inferiori (CLRD).

Le malattie croniche delle vie respiratorie inferiori (CLRD), che colpiscono circa 1 su 12 persone in tutto il mondo,  sono la terza causa di morte secondo l’OMS.

Fonte in inglese: American Thoracic Society Journal

Omega-3 DHA: il migliore alleato per la tua salute

Circa i due terzi del cervello umano è costituito da grassi, e ben il 20% di questi grassi è formato da acido docosaesaenoico (DHA); il cervello di un adulto contiene ben 20 grammi di questo prezioso Omega-3.

Il DHA è un’antica molecola così utile a noi e tutti i vertebrati che è rimasta invariata per oltre 500 milioni di anni di evoluzione.

Cosa rende questo Omega-3 così insostituibile?
La descrizione dei benefici del DHA è lunga.
Tra le altre funzioni, il DHA partecipa alla formazione della mielina, la sostanza bianca che isola i nostri circuiti cerebrali.
Aiuta anche a mantenere l’integrità della barriera emato-encefalica, che protegge il cervello da influenze esterne indesiderate.
Forse ancora più importante, il DHA è fondamentale per lo sviluppo della corteccia umana, la parte del cervello responsabile del pensiero di ordine superiore.
Senza DHA, le connessioni altamente sofisticate necessarie per l’ attenzione prolungata, il processo decisionale e la risoluzione di problemi complessi non si formano correttamente.

È stato ipotizzato che senza DHA, la coscienza e il pensiero simbolico – segni distintivi della razza umana – sarebbero impossibili.
Il DHA svolge un “ruolo unico e indispensabile” nella ” segnalazione neuronale essenziale per un’intelligenza superiore” afferma Simon Dyall PhD, Ricercatore lipidico della Bournemouth University, Regno Unito (qui la fonte in inglese) .

Il Professor Michael Crawford, uno scienziato britannico che studia acidi grassi essenziali da 50 anni, teorizza che la speciale configurazione del DHA le conferisca proprietà meccaniche quantistiche uniche che gli consentono di bufferizzare il flusso di elettroni.

Questo potrebbe spiegare perché lo troviamo in luoghi del cervello e del corpo in cui l’elettricità è importante: sinapsi in cui avviene la segnalazione delle cellule cerebrali; mitocondri, dove la catena di trasporto degli elettroni è impegnata a trasformare il cibo in energia immagazzinata; e la retina dell’occhio, dove i fotoni della luce solare vengono trasformati in informazioni elettriche (qui la fonte in inglese) . 

E’ talmente importante per il nostro cervello che è stato ipotizzato che un suo scarso apporto dal terzo trimestre di gravidanza fino all’età di 2 anni sia la causa della riduzione dello sviluppo del circuito corticale osservato nei principali disturbi psichiatrici (qui la fonte in inglese) .

E’ importante sapere che i cibi vegetali non contengono DHA.
L’acido grasso omega-3 presente negli alimenti vegetali come lino e noci è l’acido alfa-linolenico (ALA).
Sfortunatamente, sembra essere piuttosto difficile per il corpo umano adulto ricavare DHA dall’ALA, con la maggior parte degli studi che trova un tasso di conversione inferiore al 10% (qui la fonte in inglese) .

Purtroppo la nostra alimentazione è povera di DHA: è stato stimato che circa l’ 80% degli americani hanno livelli ematici non ottimali di DHA (qui la fonte in inglese) .

Quasi tutti gli alimenti trasformati, snack confezionati e cibi pronti sono realizzati con oli vegetali raffinati.
La maggior parte degli oli vegetali è estremamente, innaturalmente ricca di LA (acido linoleico), un acido grasso omega-6 che riduce la produzione e l’efficacia del DHA nel corpo (qui la fonte in inglese) .

La presenza di elevate quantità di acido linoleico nella tipica alimentazione moderna può aiutare a spiegare perché così tante persone sembrano avere bassi livelli di DHA nonostante il fatto che includano fonti di Omega-3 nella loro alimentazione.

Nel caso che la tua alimentazione non includa ogni giorni alimenti ricchi di DHA, bastano 3 capsule di A-M B-Well PGFO oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold per assicurarsi ben 600 mg di questo prezioso Omega-3.

Gli integratori di Omega-3 riducono il rischio di morte

Un team di ricercatori della Brown University negli Stati Uniti e appartenenti alla Southern Medical University in Cina  ha analizzato i dati di 427 678 uomini e donne di età compresa tra 40 e 69 anni residenti nel Regno Unito.

I partecipanti, che in partenza non dovevano presentare problemi cardiovascolari o neoplastici, sono stati seguiti dal 2006 fino alla fine del 2018 per verificarne lo stato di salute.

Il 31,2% dei partecipanti ha riferito di un uso abituale di integratori di olio di pesce, e la mortalità di questo gruppo durante i 14 anni dello studio è stata inferiore del 13% rispetto a coloro che non ne hanno fatto uso.

Il gruppo che ha utilizzato Omega-3 in particolare ha mostrato un rischio di mortalità inferiore del 16% per quanto riguarda le malattie cardiovascolari.

“Diversi meccanismi potrebbero spiegare i benefici derivati dalla supplementazione di olio di pesce”, affermano gli autori dello studio.
“In primo luogo, i risultati di diversi studi hanno indicato che l’utilizzo di integratori di Omega 3 ha effetti benefici sulla pressione arteriosa, trigliceridi plasmatici, e la frequenza cardiaca.
“In secondo luogo, diversi studi hanno dimostrato che gli Omega 3 possono migliorare la dilatazione arteriosa all’aumentare del flusso sanguigno, che è una misura della funzione endoteliale e della salute”, aggiungono gli autori.

Lo studio prosegue sottolineando la possibilità che gli Omega 3 possano possedere proprietà antiaritmiche che potrebbero essere clinicamente benefiche.

Infine, gli scienziati evidenziano ricerche precedenti che riportano la capacità dell’olio di pesce di ridurre la trombosi, oltre alle proprietà antinfiammatorie che potrebbero svolgere un ruolo preventivo nelle malattie cardiovascolari.

Riferimento (in inglese): studio pubblicato il 04/03/2020

Sonno migliore grazie agli omega-3

L’associazione tra una migliore qualità del sonno e l’elevata concentrazione di Omega-3 DHA nel sangue era già stata mostrata in diversi studi precedenti.
Ad esempio in uno studio effettuato nel Regno Unito nel 2014 su 362 bambini del Regno Unito, di età compresa tra 7 e 9 anni, i risultati hanno rivelato che coloro che stavano assumendo ogni giorno 600 mg di Omega-3 DHA dormivano 58 minuti in più e si alzavano con minor frequenza durante la notte rispetto ai bambini che assumevano un placebo a base di mais o soia.
Uno studio del 2017 su ragazzi da 9 a 11 anni di età aveva rilevato che il frequente consumo di pesce ricco di omega 3 era legato sia al miglioramento della qualità del sonno che a un più alto punteggio di QI.
Inoltre, i bambini esposti ad una maggiore quantità di Omega 3 DHA nell’utero dormono meglio durante l’infanzia.

Nel nuovo studio pubblicato su The Journal of Nutrition (Oxford University), i ricercatori hanno analizzato i dati di 405 adolescenti (età media di 14 anni).
I dati hanno rivelato che l’aumento dei livelli di Omega-3 DHA nel sangue era associato a una maggiore durata del sonno.
I ragazzi con maggiore concentrazione di DHA hanno dormito da 32 a 45 minuti in più rispetto agli adolescenti con livelli minori di Omega-3.
Secondo i ricercatori questa scoperta concorderebbe con quelle che hanno svelato che bassi livelli di DHA sono collegati con minor concentrazioni dell’ormone melatonina che, come è noto, regola i cicli sonno-veglia.
Lo studio suggerisce che il sonno può essere migliorato con integratori di Omega-3 DHA, ed indica ancora un altro vantaggio degli alti livelli di Omega-3 nella propria alimentazione.

Link allo studio in inglese: The Journal of Nutrition