Omega 3 contro stress e infiammazione

Uno studio suggerisce che un’alta dose giornaliera di un integratore di omega-3 può aiutare a rallentare gli effetti dell’invecchiamento, sopprimendo i danni e aumentando la protezione a livello cellulare.

I ricercatori della Ohio State University hanno scoperto che gli integratori che contenevano 2,5 grammi di acidi grassi polinsaturi omega-3 , la dose più alta testata, erano i migliori per aiutare il corpo a resistere agli effetti dannosi dello stress.

Durante un evento stressante in laboratorio, i partecipanti che assumevano integratori di omega-3 hanno prodotto meno cortisolo (l’ormone dello stress) e livelli più bassi di citochine pro-infiammatorie, rispetto al gruppo che aveva assunto una sostanza inerte (placebo).

E mentre dopo l’evento stressante i livelli di composti protettivi sono diminuiti drasticamente nel gruppo placebo, non sono state rilevate tali diminuzioni nelle persone che assumevano omega-3.

I potenziali effetti anti-invecchiamento sono stati considerati particolarmente evidenti perché si sono verificati in persone sane ma anche sedentarie, in sovrappeso e di mezza età, tutte caratteristiche che potrebbero portare a un rischio maggiore di invecchiamento accelerato.

Ti ricordo che bastano 3 capsule di A-M B-Well PGFO oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold per raggiungere le quantità suggerite dallo studio.

Fonte: The Ohio State University College of Medicine

Vuoi vivere più a lungo? Aumenta gli Omega-3

Uno studio pubblicato su Nature Communications da un gruppo di ricerca internazionale costituito da più di 50 ricercatori ha analizzato i dati di 17 studi condotti in 4 continenti.


Dalla ricerca è emerso che, nelle persone con i livelli di acidi grassi omega-3 nel sangue più alti, il rischio di morte era significativamente inferiore.
In totale sono stati analizzati i dati di 42.500 persone seguite per un tempo medio di 16 anni.
I ricercatori hanno scoperto che il gruppo con i livelli di omega-3 più elevati aveva un rischio di morte per tutte le cause inferiore del 13% rispetto al gruppo con livelli più bassi.
Inoltre, sono stati in grado di analizzare riduzioni del rischio statisticamente significative per tre principali cause di morte.

Per le malattie cardiovascolari è emersa una riduzione del 15%, per il cancro il calo è stato dell’11% mentre è emersa una riduzione del 13% del rischio di morte per tutte le altre cause combinate.

Il dottor William S. Harris, autore principale dello studio, ha sintetizzato i risultati: “i dati pubblicati mostrano che, nel lungo termine, avere livelli di omega-3 elevati nel sangue può aiutare a mantenere la salute generale migliore.”
“Questo sguardo completo agli studi osservazionali sugli acidi grassi omega-3 nel sangue indica che gli omega-3 a catena lunga EPA e DHA, solitamente ottenuti dal pesce, sono fortemente associati alla diminuzione della mortalità per tutte le cause, mentre i livelli degli omega-3 vegetali 3 acido alfa-linolenico (ALA) lo sono meno “, ha affermato Tom Brenna, PhD, professore nutrizione umana e chimica della Dell Medical School dell’Università del Texas.

Fonte in inglese: Nature Communications

Gli Omega-3 sono utili per chi fa sport?

Secondo uno studio pubblicato il 21 ottobre 2020 e condotto da ricercatori dell’Università Cattolica di San Antonio di Murcia (Spagna), l’integrazione con grassi Omega-3 DHA + EPA può fornire benefici cardiorespiratori e migliorare la potenza muscolare nei ciclisti dilettanti.

Ai partecipanti della ricerca su 50 ciclisti dilettanti pubblicato sul Journal of the International Society of Sports Nutrition, sono stati somministrati Omega-3 DHA e EPA oppure una sostanza inerte (placebo) per un totale di 30 giorni.

I ciclisti hanno completato due test, uno all’inizio e l’altro alla fine dello studio.

Prima e dopo, i ricercatori hanno misurato la “soglia ventilatoria 2”, nota anche come “soglia del lattato”, che è l’intensità dell’esercizio al di sopra della quale il respiro diventa affannoso, ed è limitata dall’accumulo nel flusso sanguigno del lattato, un sottoprodotto della respirazione cellulare.

Nella seconda misurazione, il gruppo che senza saperlo aveva assunto Omega-3 ha mostrato un aumento significativo della potenza erogata e del periodo di tempo in cui è stato possibile continuare il test rispetto al gruppo che aveva assunto placebo, evidenziando grazie agli Omega-3 un miglioramento della capacità aerobica e del recupero della frequenza cardiaca.

I risultati entusiasmanti e promettenti dello studio vanno ad aggiungersi ad una crescente letteratura scientifica che conferma un miglioramento dell e prestazioni sportive grazie agli Omega-3.

Quanti Omega-3 occorrono ai bambini?

Che gli Omega-3 siano importanti per lo sviluppo del cervello di bambini e adolescenti è un fatto assodato da numerosi studi scientifici, ma esiste una dose minima sotto alla quale non si hanno benefici?

In una nuova revisione della letteratura scientifica, pubblicata su Nutrients, sono stati analizzati 33 studi precedenti per cercare di stabilire la quantità minima di Omega-3 necessaria per avere dei benefici.
Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche, lo studio ha evidenziato che non solo esiste un beneficio cognitivo nell’integrazione di Omega-3 nei bambini, ma che il beneficio dipende da un’assunzione minima di EPA e DHA.

I ricercatori hanno identificato 33 studi da includere nella loro revisione, che erano tutti studi cognitivi randomizzati controllati con placebo con partecipanti di età compresa tra 4 e 25 anni che ricevevano integratori di omega-3 EPA e / o DHA.
Di questi, 21 studi hanno seguito partecipanti in via di sviluppo tipico, mentre gli altri 12 hanno seguito partecipanti con un disturbo, come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

Un effetto positivo sulle misure cognitive è stato riscontrato quando gli studi hanno riportato che il livello di Omega-3 nelle membrane dei globuli rossi, espresso come percentuale degli acidi grassi totali, raggiungeva almeno il 6%.

“Sembra probabile che per mostrare gli effetti positivi della supplementazione di Omega-3 dovrebbe essere raggiunto un livello sufficiente di EPA e DHA nel corpo”, hanno scritto i ricercatori. “

La maggioranza degli studi ha rilevato che una dose giornaliera di almeno 450 mg di DHA e EPA ha mostrato miglioramenti cognitivi nei bambini in via di sviluppo.

Per ottenere la dose raccomandata di almeno 450 mg di DHA e EPA è sufficiente assumere 1 capsula di A-M B-Well PGFO (anche svuotandola in qualche cibo, purchè non caldo) oppure poche gocce di Liquid Gold (1/4 di un cucchiaino da tè).

Non tutti gli Omega-3 sono uguali

Negli ultimi anni i semi di lino, la canapa e i semi di chia si sono affermati nelle diete alla moda e sono riusciti a posizionarsi nell’immaginario popolare come una valida fonte di Omega 3, elemento fondamentale per la nostra salute.
Tuttavia, numerosi studi scientifici dimostrano che il vero contributo di Omega-3 da fonti vegetali è scarso.

Nei momenti in cui una buona alimentazione è una delle nostre più grandi armi per la difesa della salute, diventa imperativo essere adeguatamente informati e demistificare tendenze errate che possono minacciare il nostro benessere.

Gli Omega 3 più importanti sono l’acido linolenico (ALA), l’acido eicosapentaenoico (EPA), e acido docosaesaenoico (DHA).
In nessun caso l’organismo è in grado di produrli, quindi per acquisirli è fondamentale una corretta alimentazione o l’uso di integratori.

Gli Omega 3 possono provenire dal pesce (EPA e DHA) o dai vegetali (ALA).
Numerosi studi suggeriscono che i benefici apportati dagli Omega-3 di origine vegetale sono notevolmente inferiori a quelli di origine animale.
EPA e DHA hanno dimostrato di essere maggiormente biodisponibili e quindi di avere maggiori effetti benefici rispetto alla forma ALA.
EPA e DHA sono quindi gli unici tipi di Omega-3 che in pochi mesi di assunzione possono spostare l’equilibrio verso una maggiore salute generale. 
  [Fonte].

Il nostro corpo converte l’ALA in EPA con un’efficienza che varia tra 0,2% e 21% e quella dell’ALA in DHA varia tra lo 0% ed il 9% [Fonte].
La conversione dell’ALA in EPA e DHA è influenzata da molti fattori, quali il sesso e l’età (purtroppo con l’invecchiamento si riduce molto).

Quindi il contributo di Omega-3 che l’olio di pesce o gli integratori alimentari che combinano EPA e DHA possono dare direttamente è almeno di 10 volte maggiore rispetto alle fonti vegetali (che sono comunque importanti ma per altri benefici, come ad esempio l’apporto di fibre).
Ecco perché è consigliabile consumare molte fonti animali e vegetali di Omega-3 e, se necessario, utilizzare integratori alimentari che contengano dosi elevate di EPA e DHA come A-M B-Well Omega-3 e Liquid Gold.

Quanti Omega-3 devi assumere per ridurre il rischio di infarto?

Sulla rivista Mayo Clinic Proceedings è stata pubblicata l’analisi più completa mai realizzata sul ruolo degli omega-3 nella prevenzione cardiovascolare.
La meta-analisi, che è una revisione approfondita di 40 studi clinici, evidenzia l’importanza di dosaggi più elevati, rispetto a quelli attualmente consigliati, per ottenere migliori effetti sulla salute del cuore.

L’enorme numero di dati presi in considerazione per la ricerca suggerisce come l’integrazione di omega-3 sia una ottima strategia per la prevenzione di condizioni patologiche, che causano ogni anno milioni di decessi in tutto il mondo, e la necessità di rivedere le quantità di Omega-3 DHA e EPA raccomandate fino ad ora.

Il nuovo studio ha svelato che l’integrazione con omega-3 è associata a un ridotto rischio di eventi cardiovascolari; in particolare ad una riduzione del 35% del rischio di infarto del miocardio fatale, del 13% di infarto del miocardio, del 10% di malattia coronarica e del 9% di mortalità coronarica.

A differenza di studi precedenti, questo lavoro prende in considerazione la totalità degli studi disponibili sull’effetto delle quantità di omega-3 EPA e DHA. Il maggior numero di dati e la più ampia gamma di dosaggi ha consentito stime più precise e più solide dei rapporti dose-effetto. La meta-analisi ha incluso infatti ben 40 studi, analizzando i dati di 135.266 individui.

Per Ellen Schutt, direttore esecutivo di GOED (Global Organization for EPA & DHA), lo studio rappresenta l’analisi più completa realizzata fino ad oggi sul ruolo degli omega-3 nella prevenzione cardiovascolare, e getta le basi per rivedere le raccomandazioni sulle quantità di EPA e DHA.
“In passato non sembrava avere molto senso raccomandare un dosaggio elevato con la consapevolezza che pochi consumatori ci sarebbero arrivati o che ciò avrebbe potuto dissuadere alcuni consumatori anche solo dal provare ad assumere omega-3.
Ma ora, con l’avvento di integratori alimentari a concentrazione più elevata”, ha affermato Schutt, “sono possibili dosaggi più elevati solo con un paio di softgel. Non è più necessario convincere i consumatori a prendere sei o otto softgel grandi al giorno come avrebbe potuto essere in precedenza”.

Il raggiungimento di elevate dosi di omega-3 può essere ottenuto facilmente assumendo solo due capsule di un integratore altamente concentrato come A-M B-Well PGFO, oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold. Questi prodotti a base di olio di pesce purissimo contengono i preziosi omega-3 EPA e DHA in rapporto 2:1 sotto forma di trigliceridi, la forma che meglio consente l’assorbimento a livello intestinale.

Omega-3: essenziali anche per il tuo amico a 4 zampe

Come le persone, anche gli animali domestici hanno bisogno di seguire un’alimentazione completa e bilanciata capace di garantire benessere e salute.

Nell’alimentazione non devono quindi mancare le vitamine liposolubili, le vitamine idrosolubili e gli Omega 3 che aiutano l’organismo dell’amico a quattro zampe a produrre i mediatori chimici antinfiammatori.
Gli Omega 3 sono quindi indispensabili per evitare che le infiammazioni di eventuali malattie croniche possano inficiare la normale salute dell’animale.

I benefici degli Omega 3 sono innumerevoli; ad esempio:
1) funzione antiossidante per mantenere la forza e la vitalità dell’organismo dell’animale;
2) effetto coagulante per la prevenzione di malattie cardiovascolari e diminuzione delle aritmie cardiache;
3) effetto tonificante per il sistema nervoso di animali anziani e cuccioli;
4) effetto antinfiammatorio e curativo in caso di lesioni e ferite;
5) funzione energetica per le femmine in gravidanza e allattamento che hanno bisogno di maggiori nutrimenti;
6) prevenzione di disturbi dermatologici come la dermatite atopica o la secchezza cutanea;
7) effetti positivi sulle articolazioni che rimarranno sempre elastiche e prevenzione di patologie quali osteo-artriti, artrosi e disturbi vari legati ai movimenti;
8) prevenzione contro l’insufficienza renale.

I benefici degli Omega 3 sono visibili anche a livello esterno, il manto dell’animale apparirà più lucido e folto rispetto a prima e le unghie più forti e resistenti.

Per ottenere il giusto apporto di nutrimenti, sono di grande aiuto gli integratori a base di Omega 3 che dovranno essere assunti con costanza per il raggiungimento dei risultati.

E’ sufficiente il contenuto di 1 capsula di A-M B-Well PGFO oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold per fornire al proprio cane o gatto tutti gli Omega-3 di cui ha bisogno.

Omega-3 per combattere la pandemia?

L’effetto antinfiammatorio degli omega-3 è noto da tempo, così come l’effetto anti-trombotico e protettivo nei confronti dei polmoni.

Sulla base di queste proprietà benefiche, i ricercatori stanno cercando di scoprire se potrebbero essere utilizzati per intervenire contro il coronavirus.
 
La Global Organization for EPA and DHA (GOED) ha dichiarato di essere a conoscenza di 13 studi clinici attualmente in corso che studiano l’uso di olio di pesce contenete gli omega-3 EPA e DHA per trattare il COVID-19. Vediamo quali sono:

  1. Una promettente formulazione a base di olio di pesce è in fase di sviluppo in collaborazione tra KD Pharma e SLA Pharma.
    In uno studio condotto dalle due aziende, vengono somministrate capsule a pazienti che hanno contratto il coronavirus, con l’obiettivo di minimizzare i sintomi per ridurre il rischio di complicazioni che progrediscono verso esiti gravi come la necessità di ventilazione artificiale.
  2. L’azienda biotecnologica norvegese Hofseth BioCare , nel frattempo, è passata agli studi clinici di fase 2 per valutare la capacità del suo prodotto ad alto contenuto di omega-3 di ridurre la sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) correlata a COVID-19. Il trattamento si concentra su ex fumatori e pazienti con asma resistente agli steroidi che mostrano lesioni polmonari causate da COVID-19.
  3. Kerecis, produttore di prodotti per la cura delle ferite con Omega-3, e il National Hospital of Iceland stanno collaborando per sondare l’efficacia del sistema Omega3 Viruxide di Kerecis sui pazienti COVID-19. I medici in Italia stanno già utilizzando il prodotto in modo off-label, spruzzandolo nelle cavità orali e nasali di pazienti che si ritiene abbiano un esordio precoce COVID-19.
  4. Pharmavite, con sede in California, prevede di fornire integratori alla Icahn School of Medicine del Mount Sinai di New York per determinare se gli omega-3 EPA e DHA hanno un effetto sulla perdita del senso dell’olfatto nei pazienti COVID-19.
  5. Lo studio MITIGATE COVID-19 di Amarin e Kaiser Permanente sta studiando gli effetti di un prodotto ad alto contenuto di omega-3 EPA su COVID-19 e altre morbilità e mortalità correlate a infezioni virali delle vie respiratorie superiori (URI) in un gruppo ad alto rischio di adulti affetti da malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD).
  6. Amarin sta anche conducendo una sperimentazione sostenuta dal Canadian Medical and Surgical Knowledge Translation Research Group sugli effetti di dosi due volte al giorno dello stesso prodotto ad alto contenuto di omega-3 EPA sui marcatori infiammatori chiave nei pazienti COVID-19.
  7. I test dell’Università di Harvard, dell’Istituto Cardiovascolare di Rosario e degli studi clinici latino-americani dell’Argentina hanno lo scopo di esaminare se otto grammi al giorno di omega-3 EPA ridurranno il rischio di COVID-19 del 30% in 1.500 operatori sanitari argentini nell’ambito del programma di sperimentazione PREPARE-IT.
  8. In Giordania, l’Università privata di scienze applicate del paese sta testando se 300 mg al giorno di EPA e DHA somministrati a soggetti non infetti per due mesi influenzeranno significativamente i livelli di interleuchina (la sostanza che negli infetti da COVID-19 porta all’insorgere di una “tempesta infiammatoria” che si traduce in un pericolosa polmonite interstiziale).rispetto al gruppo di controllo.
  9. Allo stesso tempo, la Sabzevar University of Medical Sciences in Iran sta esaminando se la supplementazione di omega-3 migliora i marcatori infiammatori e biochimici su pazienti critici COVID-19.
  10. Ciò avviene mentre la King Saud University in Arabia Saudita indaga sugli effetti sulla malattia di un supplemento prodotto da Abbott, ad alto contenuto di omega-3 EPA.
  11. Nel nord-est del Brasile, la Bahia State University sta studiando gli effetti di un integratore giornaliero con L-arginina, nucleotidi e omega-3 sulla risposta infiammatoria dei pazienti COVID-19.
  12. Gli scienziati dell’ospedale universitario svedese Karolinska stanno esaminando se l’integrazione con l’emulsione di olio di pesce ad alto contenuto di omega-3 per via endovenosa possa risolvere le tempeste infiammatorie nei pazienti.
  13. In Spagna, i ricercatori dell’Università Vall Hebron di Barcellona stanno cercando di scoprire se l’olio di pesce per via parenterale è efficace nel ridurre l’insufficienza epatica nei pazienti COVID-19.

Segnaliamo infine che secondo l’articolo “Il potenziale effetto benefico della supplementazione di EPA e DHA nella gestione della tempesta di citochine nella malattia di coronavirus”, pubblicato il 19 giugno 2020, sulla rivista Frontiers in Physiology, gli omega-3 EPA e DHA influenzano i percorsi biologici che “possono avere influenza nell’esito del COVID-19”.

Gli studi clinici sono ancora in corso e non è possibile affermare che gli omega-3 siano un’arma contro il coronavirus , ma tutto questo è sicuramente molto promettente per la lotta contro il COVID-19 .

Quanti Omega-3 sono necessari per fornire benefici al cervello?

Numerosi studi mostrano il potenziale preventivo degli acidi grassi Omega-3 per la demenza, e quanto siano necessari per lo sviluppo e il funzionamento del cervello.

Ma quanti Omega-3 è necessario assumere per ottenere dei benefici?

Secondo uno studio pilota della Keck School of Medicine dell’University of Southern California, a Los Angeles, la quantità di Omega-3 che riesce a raggiungere il cervello è solo il 10% degli omega-3 presenti nel circolo sanguigno, quindi per ottenere dei benefici sembrerebbe necessario assumere quantità maggiori di Omega-3 rispetto a quanto raccomandato fino ad oggi.
Nello studio, i ricercatori hanno reclutato 33 partecipanti che avevano fattori di rischio per l’Alzheimer ma non erano cognitivamente compromessi.
Ai membri del gruppo di trattamento è stato chiesto di assumere integratori contenenti più di 2 grammi di omega-3 al giorno per sei mesi.
I membri del gruppo di controllo hanno invece assunto placebo (una sostanza inerte) ogni giorno nello stesso periodo

Gli scienziati hanno raccolto campioni di plasma sanguigno e liquido cerebrospinale – un indicatore per verificare se gli Omega-3 hanno raggiunto il cervello – dai partecipanti all’inizio e di nuovo alla fine del periodo di studio.

I risultati delle analisi hanno mostrato che, alla fine dei sei mesi, i partecipanti che assumevano integratori di omega-3 avevano il 200% in più di Omega-3 nel sangue rispetto a quelli che assumevano placebo. 
Ma gli omega-3 trovati nel liquido cerebrospinale erano solo del 28% più elevati nel gruppo di trattamento rispetto al gruppo di controllo, suggerendo quindi che solo il 10% degli omega-3 presenti nel sangue riesca a raggiungere effettivamente il cervello
.

“In sintesi”, concludono gli autori, “il nostro studio suggerisce che sono necessarie dosi più elevate di omega-3 (almeno 2 g al giorno) per garantire che un’adeguata quantità raggiunga il cervello“.

Fonte in inglese: EBioMedicine – The Lancet

Gli Omega-3 proteggono il cervello dall’inquinamento

In uno studio pubblicato il 15 luglio 2020 su Neurology, rivista dell’American Academy of Neurology, gli autori della Columbia University di New York evidenziano come gli omega-3 possono contrastare gli effetti negativi dell’inquinamento atmosferico sul cervello.

I ricercatori hanno coinvolto 1.315 donne con un’età media di 70 anni in buona salute.
Le partecipanti sono state sottoposte ad alcuni esami del sangue per calcolare la quantità di omega-3 presente nei globuli rossi.
“Questi acidi grassi essenziali (vale a dire che non possiamo produrci da soli) sono componenti importanti delle membrane cellulari comprese quelle sinaptiche, svolgendo così un ruolo fondamentale nel mantenimento della struttura e delle funzionalità del cervello durante l’invecchiamento“, scrivono gli autori.
L’olio di pesce ha dimostrato di “ridurre il danno cerebrale causato dall’esposizione ad altre neurotossine ambientali, tra cui piombo e metilmercurio“, affermano gli scienziati della Columbia University. “Ma nessuno studio ha esaminato se l’olio di pesce offre una protezione simile contro l’esposizione al PM2.5. Ecco perché abbiamo iniziato questa indagine.”
I ricercatori hanno quindi determinato l’esposizione delle donne alle polveri sottili, come il PM 2,5 (le particelle con diametro minore o uguale a 2,5 µm), e sottoposto le partecipanti a risonanza magnetica, esaminando la sostanza bianca, composta da fibre nervose che inviano segnali in tutto il cervello, e l’ippocampo, regione associata alla memoria.

Dalle analisi, i ricercatori hanno scoperto che tra le donne che vivevano nelle aree più inquinate, quelle che avevano livelli più bassi di omega-3 nel sangue avevano una più marcata atrofia cerebrale (restringimento del cervello), rispetto alle donne che avevano i livelli più alti di omega-3.
In particolare, queste ultime avevano volumi maggiori dell’ippocampo e delle sostanza bianca.
“I nostri risultati suggeriscono che livelli più alti di omega-3 nel sangue possono preservare il volume del cervello con l’invecchiamento e proteggere dai potenziali effetti tossici dell’inquinamento atmosferico”, hanno affermato gli scienziati.

Una mole sempre crescenti di studi, infatti, ha evidenziato come l’esposizione all’inquinamento, in particolare modo alle particelle di diametro inferiore ai 2,5 µm, sia un importante fattore di rischio ambientale per il declino cognitivo. Non solo: alcune ricerche, che si sono concentrate sul legame tra esposizione al PM 2,5 e le dimensioni del cervello, hanno notato volumi cerebrali più piccoli, specialmente per quanto riguarda la sostanza bianca, tra le persone anziane maggiormente esposte a livelli più alti di polveri sottili.

Fonte in inglese: Neurology