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Quale Omega-3 protegge meglio i tuoi occhi?

In una video intervista pubblicata su NutraIngredients-USA il Dr. John Paul SanGiovanni, capo dell’unità di Genetica in Neuroscienze Nutrizionali, che fa parte di una divisione del National Institutes of Health americano, ha affermato che benchè i carotenoidi siano gli elementi nutrizionali più noti per la salute degli occhi, anche gli Omega-3 giocano un importante ruolo chiave.

Il Dr. SanGiovanni, la cui ricerca sulla salute degli occhi è stata citata più di 12.000 volte, ha affermato che sia l’Omega-3 DHA che l’Omega-3 l’EPA hanno ruoli critici nella retina, che è uno dei tessuti metabolicamente più attivi nel corpo.

“La concentrazione di DHA nella retina è di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi altro tessuto. Infatti circa il 60% dei lipidi nella retina sono DHA “, ha detto il ricercatore.

Il DHA rende le membrane cellulari della retina molto fluide, permettendo alle proteine che risiedono nella membrana di muoversi, mantenendo così le cellule in salute.

La ricerca ha dimostrato che le persone che assumono quantità maggiori di EPA e DHA hanno un rischio inferiore di circa il 30% – 40% di sviluppare AMD – degenerazione maculare senile, che nei paesi industrializzati è la prima causa di ipovisione nei soggetti di età superiore ai 50 anni. Il Dr. SanGiovanni ha evidenziato che questo risultato è stato verificato almeno dieci volte con studi scientifici.

Nel caso dell’EPA, il Dr.San Giovanni ha affermato che questo acido grasso essenziale non ha lo stesso ruolo strutturale nelle membrane cellulari come il DHA. Ma che l’EPA è comunque fondamentale per il corretto funzionamento della segnalazione cellulare, che richiede una risposta molto rapida dalla cellula della retina.

 Fonte in inglese: NutraIngredients-USA

Omega-3 contro i dolori muscolari

Diversi studi hanno dimostrato la capacità degli Omega-3 di modulare i livelli di infiammazione, lo stress ossidativo e migliorare il recupero e la resistenza fisica.

Proprio in quest’ultimo campo in una review pubblicato su Nutrients, i ricercatori giapponesi della Hosei University e della Teikyo Heisei University hanno esaminato diversi studi su come gli Omega 3 influenzino i muscoli rispetto all’esercizio fisico.

In particolare gli studiosi si sono concentrati su gli effetti nei muscoli a seguito di attività che includevano contrazioni eccentriche (ECC).
Gli ECC si verificano in molte attività come scendere le scale, correre in discesa, abbassare pesi o fare flessioni o pull-up.
Gli Omega-3 EPA e DHA hanno dimostrato di inibire i deficit muscolari, i dolori e i marcatori infiammatori che di solito si verificano 1-2 giorni dopo aver fatto esercizi con ECC.

I risultati della revisione hanno evidenziato che più lungo è stato il periodo di assunzione di integratori di Omega-3 EPA e DHA, migliori sono stati i risultati (EPA e DHA richiedono una integrazione da 30 a 60 giorni per inibire efficacemente i deficit di forza muscolare).

Per quel che riguarda il DOMS (indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata), gli autori della review hanno dichiarato che EPA e DHA hanno dimostrato un effetto dipendente dalla dose (è necessario assumere almeno 1 grammo di Omega-3 al giorno) ed hanno raccomandato un rapporto di 2: 1 tra EPA e DHA per un impatto sinergico sull’attenuazione del DOMS.

 Fonte in inglese: Nutrients 10(5): 2018 

Omega-3: effetto anticancro

Alcune proprietà degli Omega-3 rendono questi acidi grassi delle potenziali molecole anticancro.

Le loro caratteristiche biologiche e molecolari, nonché la capacità di interagire con altri nutrienti come gli acidi grassi Omega-6 e gli antiossidanti, portano a ipotizzare che possano ostacolare in modo significativo la comparsa di alcune forme di tumore.

Non solo: gli Omega-3 hanno tutte le carte in regola anche per riuscire a potenziare l’effetto di alcune terapie anticancro.

Secondo un nuovo studio condotto su cavie dai ricercatori dell’Università dell’Illinois, una classe di molecole che si formano quando il corpo metabolizza gli Omega-3 potrebbero inibire la crescita e la diffusione del cancro.

Nelle cavie affette da osteosarcoma (un tumore osseo notoriamente difficile da trattare), queste molecole – chiamate endocannabinoidi – hanno rallentato la crescita dei tumori, inibito la loro migrazione e causato la morte delle cellule tumorali.

“Queste molecole potrebbero affrontare molteplici problemi: cancro, infiammazione e dolore“, ha dichiarato il prof. Aditi Das, che ha condotto la ricerca.
I risultati dello studio sono stati pubblicati nel giugno 2018 sul Journal of Medicinal Chemistry.

Fonte in inglese: Università dell’Illinois

Omega 3, scudo contro le allergie

Uno studio dell’Università di Goteborg (Svezia) su 8.000 bambini ha verificato quali sono gli alimenti che possono ridurre l’incidenza di rinite allergica.

Il pesce, grazie all’effetto immunomodulante degli Omega-3, è risultato il più efficace.
Nella ricerca, pubblicata sulla rivista medica Pediatric Allergy and Immunology, i bambini sono stati tenuti sotto osservazione fino all’età di dodici anni, ed il 22% di loro hanno sviluppato una rinite allergica.
Tuttavia, fra chi aveva mangiato pesce almeno una volta al mese dal primo anno di vita, la percentuale di rinite allergica era significativamente più bassa.

La ricercatrice Emma Goksör ha spiegato chei grassi assunti determinano la qualità della risposta immunitaria agli allergeni, e quelli del pesce agiscono in maniera positiva.
In particolare il merito è degli Omega 3 che sono immunomodulanti, in altre parole sono grassi che regolano il sistema immunitario.

Già in passato alcuni studi avevano preso in considerazione l’ipotesi che l’alimentazione potesse avere un ruolo chiave nella presenza delle allergie.
Uno studio dell’Università di Stoccolma è giunto alle stesse conclusioni. La ricerca ha esaminato l’effetto di pesci come il salmone, ricchi di Omega 3, sullo sviluppo di oltre 4.000 bambini dalla nascita fino agli 8 anni.
È stato scoperto che a un maggior consumo di pesce corrispondeva un minor pericolo di sviluppare allergie.

Un’assunzione precoce e regolare di pesce svolge, grazie agli Omega-3, un effetto favorevole nella prevenzione delle allergie.

 Fonte in inglese: PUBMED US National Library of Medicine

Trigliceridi alti? Riducili del 45% con gli Omega-3

Numerosi studi clinici hanno ormai chiaramente accertato che i trigliceridi possono essere ridotti grazie agli Omega-3.

Già con l’assunzione di 1 grammo al giorno di Omega-3 si ottengono risultati tangibili, ma è con una dose giornaliera di 3-4 grammi che i trigliceridi si possono abbassare dal 25 al 45%, soprattutto in soggetti che in partenza hanno una trigliceridemia elevata.

In una intervista pubblicata sul Los Angeles Times (vedi qui la fonte in inglese), il dottor Bruce Holub, scienziato nutrizionista della University of Guelph (Ontario) e direttore esecutivo del DHA/EPA Omega-3 Institute, spiega che le ricerche scientifiche mostrano come per ogni grammo di Omega-3 EPA e DHA che una persona assume al giorno, il livello dei trigliceridi scende dell’8%, con benefici evidenti in sole 2 settimane.

Assumendo da 2 a 4 grammi di Omega-3 per un paio di settimane si potrebbero ridurre i trigliceridi di circa il 32%, in persone con alti livelli di trigliceridi.

La riduzione della trigliceridemia in seguito al consumo di Omega-3 avviene grazie a diversi meccanismi.
Gli Omega-3 EPA e DHA riducono la produzione e accelerano la rimozione delle lipoproteine (composti che trasportano i grassi nel sangue), ricche in trigliceridi.
Gli Omega-3, in particolare, rallentano la sintesi della apolipoproteina ApoB, in questo modo viene ridotta l’immissione di trigliceridi nel circolo sanguigno. Aumentano inoltre l’attività dell’enzima lipasi lipoproteica, che favorisce la rimozione dei trigliceridi dal sangue.

Questi effetti, unito alla capacita’ degli Omega-3 di abbassare il colesterolo “cattivo” LDL ed innalzare quello “buono” HDL, migliorano sensibilmente il profilo di rischio cardiovascolare. 

Piu’ Omega-3, meno fratture

Si stima che in Italia, ogni anno, circa 110.000 fratture di polso e circa 70.000 di femore siano dovute all’osteoporosi.

Un numero sempre maggiore di studi mostra che l’assunzione degli Omega-3 EPA e DHA preserva la densità dell’osso e riduce il rischio di fratture, anche con una dose relativamente bassa di soli 300 mg di Omega-3 al giorno (1 sola capsula di A-M B-Well ne contiene almeno il doppio, 600 mg).

Una nuova meta-analisi, pubblicata sulla rivista Critical Reviews in food Science and Nutrition, ha analizzato i risultati di 9 studi su un totale di 292.657 partecipanti, confermando che l’assunzione di Omega-3 riduce le probabilità di frattura dell’anca.

Secondo i ricercatori un’alimentazione ricca di Omega-3 è in grado di regolare l’ assorbimento del calcio da parte dell’intestino e di modulare l’azione delle cellule responsabili della maturazione e del riassorbimento delle ossa; gli osteoclasti e gli osteoblasti.

Studi precedenti avevano mostrato come 8 mesi di assunzione di Omega-3 permettano di aumentare fin quasi al 30% il volume del tessuto poroso presente all’interno delle vertebre, oltre che a aumentare anche il volume e lo spessore del tessuto osseo che avvolge il femore.

Inoltre alti livelli nel sangue di Omega-3 EPA comportano, sopratutto per gli uomini, una diminuzione del rischio di fratture da osteoporosi del 40%.

Gli Omega-3 riducono il grasso nel fegato

Gli Omega-3 riducono il grasso nel fegato e migliorano la sensibilità all’insulina, riducendo quindi anche la formazione di grasso corporeo.

I ricercatori delle Università Oxford, Southampton e Surrey (Regno Unito) hanno infatti evidenziato come una integrazione di 4 grammi di Omega-3 al giorno riduce l’accumulo di grassi a livello epatico, migliora la sensibilità all’azione dell’insulina e riduce la presenza dei marcatori dell’infiammazione.

Gli Omega-3 hanno ridotto la quantità di nuovo grasso depositato nel fegato, oltre che una riduzione del 26% del contenuto di grasso nell’organo.

La ricerca, della durata di 18 mesi, ha coinvolto 24 pazienti affetti da steatosi epatica non alcolica suddivisi in due gruppi: 12 hanno seguito una integrazione giornaliera con 1,84 grammi di DHA e 1,56 grammi di EPA, mentre gli altri pazienti hanno ricevuto un placebo a base di olio di oliva.
La maggioranza del gruppo che aveva assunto Omega-3 ha avuto un aumento di DHA nelle membrane dei globuli rossi maggiore del 2%, mostrando i benefici descritti sopra.

Le dosi utilizzate in questo studio equivalgono a circa 8 capsule di A-M B-Well PGFO oppure 2 cucchiaini da tè di Liquid Gold al giorno, ma la posologia consigliata per ottenere benefici e’ di 3 capsule di PGFO capsule e 1 cucchiaino di Liquid Gold al giorno per almeno 3 mesi.

Fonte in inglese: PUBMED US National Library of Medicine

Omega-3: un alleato naturale contro i dolori articolari

artrite omega-3Servono 2,5 g al giorno per almeno 3 mesi

Diversi studi internazionali hanno fornito numerose evidenze scientifiche che dimostrano come l’integrazione di Omega-3 abbia effetti antinfiammatori e antidolorifici anche sull’artrite reumatoide.

Gli effetti benefici di questa integrazione appaiono in genere dopo almeno 3 mesi di supplementazione con minimo 2,5 g al giorno di Omega-3 derivanti da olio di pesce di Grado Farmaceutico.

Negli studi l’olio di pesce migliorava sensibilmente il numero di articolazioni dolenti e tumefatte, oltre a permettere la riduzione dei farmaci antinfiammatori, diminuendo così anche gli effetti collaterali.
Anche secondo una ricerca pubblicato su Arthritis Care & Research nel febbraio 2018, gli Omega-3 riducono il dolore non accettabile e refrattario nei pazienti con artrite reumatoide precoce.
Per arrivare a questo risultato i ricercatori hanno valutato i dati di 591 casi inclusi in una ricerca epidemiologica sull’artrite reumatoide, uno studio prospettico caso-controllo basato sulla popolazione.

«Derivati importanti degli Omega-3 sono la resolvina, le protectine e le lipossine», hanno scritto la Dott.ssa Cecilia Lourdudoss, del Karolinska Institute di Stoccolma (Svezia) e colleghi.
«Questi eicosanoidi hanno proprietà anti-infiammatorie, e le resolvine sono state collegate alla soppressione del dolore in modelli sperimentali».
«In conclusione, l’Omega-3 era inversamente associato, mentre il rapporto Omega-6/Omega-3 era direttamente associato al dolore non accettabile e refrattario», hanno scritto gli autori (in altre parole un eccesso di Omega-6 rispetto agli Omega-3 nell’alimentazione porta ad un aumento del dolore).
«L’associazione inversa tra Omega-3 e dolore refrattario può avere un ruolo nella soppressione del dolore nell’artrite reumatoide», hanno concluso i ricercatori.

Fonte in italiano: Pharmastar
Fonte in inglese: PUBMED US National Library of Medicine

Piu’ Omega-3, Meno Allergie

Omega-3 AllergieStudi precedenti avevano già mostrato come una integrazione di Omega-3 agisce efficacemente nel ridurre l’eccessiva risposta del sistema immunitario e la sua attivazione anche nei confronti di stimoli innocui (come ad esempio polvere, pollini, peli di animali, ecc.).

Un’analisi dell’Imperial College di Londra su 400 studi, che hanno coinvolto in totale un milione e mezzo di persone, ha mostrato come un’integrazione di Omega-3 alle gestanti dalla 20esima settimana di gravidanza e nei primi 3 o 4 mesi di allattamento può ridurre il rischio di sensibilizzazione agli allergeni alimentari.
Ad esempio riducono sensibilmente (del 30%) il rischio di allergia alle uova, molto diffusa nella prima infanzia.
In particolare, le donne prese in considerazione (circa 15mila) assumevano ogni giorno una capsula contenente olio di pesce ad alta concentrazione di Omega-3.

Al contrario, scrivono gli autori nell’indagine pubblicata su PLOS Medicine (e finanziata dalla Food Standards Agency, l’ente governativo inglese responsabile della sicurezza alimentare), evitare in gravidanza cibi potenzialmente allergenici – come nocciole, latte e derivati, uova – non incide minimamente sul rischio del bebè di sviluppare allergie o dermatite atopica.

Fonte in italiano: Corriere della Sera
Fonte in inglese: PLOS Medicine

Omega-3: bambini più intelligenti e sonno migliore

I bambini che mangiano il pesce almeno una volta a settimana dormono meglio ed hanno un quoziente di intelligenza più alto.
A sostenerlo è uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania e pubblicato su Scientific Reports.

Già altri studi avevano dimostrato che gli Omega-3 contenuti nel pesce possono migliorare l’intelligenza e il sonno, due aspetti tra loro strettamente collegati perché si è visto che un buon rapporto con Morfeo migliora il quoziente di intelligenza.

Ma in questo studio per la prima volta i tre elementi – acidi grassi Omega-3 del pesce, qualità del sonno e quoziente di intelligenza – sono stati messi in relazione tra loro. Per lo studio, i ricercatori hanno chiesto a 541 bambini di età compresa tra i 9 e gli 11 anni di compilare dei questionari per sapere quanto pesce hanno mangiato e quindi misurare il loro QI (Quoziente di Intelligenza).
Ai loro genitori sono state poi chieste delle informazioni sulla qualità del loro sonno.
I ricercatori hanno scoperto che i bambini che hanno dichiarato di mangiare pesce ogni settimana hanno ottenuto un punteggio di 4,8 punti più alto negli esami del QI rispetto a quelli che hanno affermato di averlo consumato raramente o mai. Chi, invece, lo consuma solo sporadicamente ha ottenuto 3,3 punti in più.
Inoltre, l’aumento del consumo di pesce è stato associato a un minor numero di disturbi del sonno.

Agli Omega-3, in base soprattutto a studi sperimentali, è stata attribuita un’azione positiva sulle funzioni cognitive innanzitutto in base al fatto che essi sono indispensabili per la corretta crescita e lo sviluppo del tessuto nervoso. Infatti, erano già noti gli effetti positivi del consumo di pesce in gravidanza e nella prima infanzia sulle abilità verbali, visuali e motorie nei bambini.

Fonte in italiano: La Repubblica
Fonte in inglese: Scientific Reports