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Hai sintomi da carenza di Omega-3?

Hai una pelle secca, facilmente irritabile e soggetta ad infiammazioni?
Hai problemi di memoria, difficoltà nella concentrazione e ridotta capacità di attenzione, tendenza alla depressione?
Sei facilmente irritabile e soggetto a fame nervosa?

Tutti questi disturbi possono essere dovuti ad una carenza di omega-3 nel tuo organismo.

Migliaia di studi scientifici hanno dimostrato come gli omega-3 apportino molteplici benefici all’organismo, ma spesso purtroppo l’alimentazione non è così varia e bilanciata come dovrebbe, e l’apporto di questi preziosi nutrienti può essere insufficiente.
Ad esempio una carenza di omega-3 DHA (fondamentale per il funzionamento delle cellule nervose) può manifestarsi con problemi nel campo della memoria e dell’umore.
Alcune ricerche sul sistema nervoso di persone suicide od affette da depressione hanno mostrato una carenza di DHA rispetto alle persone sane.

Gli omega-3 di tipo EPA hanno invece un effetto antinfiammatorio e migliorano la circolazione sanguigna, in modo che le sostanze nutritive vengano distribuite in tutto il corpo, con effetti evidenti ad esempio sulla pelle.
Pochi omega-3 nell’alimentazione portano inoltre a una tendenza ad ingrassare e ad attacchi di fame nervosa.

Se soffri di uno dei sintomi descritti sopra prova a variare la tua alimentazione in modo da assumere almeno 2,5 g di omega-3 al giorno, ma se questo ti risulta difficile puoi utilizzare un integratore che risponde ai più elevati standard di Purezza, Sicurezza, ed Efficacia come A-M B-Well PGFO capsule e Liquid Gold.

Entrambi i prodotti contengono minimo il 60% di omega-3 EPA e DHA con rapporto ottimale 40:20.

 

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Gli integratori di Omega-3 fanno male?

Gli Omega-3 riducono le infiammazioni

L’olio di pesce riduce le infiammazioni e accorcia la degenza in ospedale: e’ quanto emerge da uno studio realizzato dai ricercatori dell’Universita’ di Southampton, nel Regno Unito, guidati da Philip Calder e pubblicato sulla rivista BioMed Central’s, da cui emergono le proprieta’ anti-sepsi degli acidi grassi omega-3.

Lo studio e’ stato condotto su 23 pazienti affetti da sepsi e ricoverati nell’Hospital Padre Ame’rico di Penafiel, in Portogallo.

Calder e colleghi hanno rilevato che i 13 pazienti trattati con l’olio di pesce avevano, alla fine del trattamento, piu’ bassi livelli di agenti infiammatori nel sangue e una migliore funzione polmonare, e hanno lasciato l’ospedale prima degli altri 10 pazienti, sottoposti invece a un normale regime alimentare senza integrazioni di omega-3.
Fonte: Agenzia ASCA
Fonte inglese: sciencedaily.com

 

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Gli integratori di Omega-3 fanno male?

Omega-3: la chiave per una vita piena di salute.

Le donne incinte ne hanno bisogno per il cervello dei loro bambini. I ragazzi ne hanno bisogno per imparare. Gli adulti hanno cuori più sani grazie a loro. Questi nutrienti che sembrano essere utili per qualsiasi cosa conosciuti come acidi grassi Omega-3 riducono il dolore nelle persone affette da artrite reumatoide – e possono aiutare nella cura dell’autismo, del disordine bipolare, della depressione, dell’Alzheimer, del ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività) e del cancro alla prostata. Anche cani e gatti hanno bisogno di omega-3 per restare in salute.

Quindi mangia più pesce. Prendi pillole di olio di pesce. Inizia a comprare cibo arricchito. Comunque tu lo faccia, potrai avere benefici dall’assumere più acidi grassi omega-3, specificatamente DHA e EPA.

“Ci sono prove di tipo medico-nutrizionistico basate su studi scientifici su umani che suggeriscono che l’americano medio avrebbe probabilmente una vita più sana, un minor rischio di morte da problemi cardiaci e migliori funzioni cerebrali se consumasse più pesce, più integratori o più cibo arricchito con DHA ed EPA”, dice lo scienziato nutrizionista Bruce Holub, della University of Guelph (Ontario) e direttore esecutivo del DHA/EPA Omega-3 Institute.

In uno studio pubblicato nel 1999, degli scienziati italiani hanno studiato più di 11 mila uomini che avevano sofferto di attacco cardiaco. Dopo 3 anni e mezzo, la mortalità nel gruppo che assumeva circa 1 grammo di EPA e DHA al giorno era del 20% inferiore al gruppo che non aveva assunto integratori di omega-3.

In uno studio nel 2007, ricercatori giapponesi hanno seguito un gruppo di circa 18 mila persone con alti livelli di colesterolo per 5 anni, verificando che coloro che avevano assunto 1,8 grammi di omega-3 al giorno, in aggiunta ai medicinali, avevano il 20% in meno di probabilità di avere problemi coronarici rispetto a coloro che assumevano solo i medicinali.

Il dottor Holub spiega che altri studi mostrano come per ogni grammo di EPA e DHA che una persona assume al giorno, il livello dei trigliceridi scende dell’8%, con benefici evidenti in sole 2 settimane. Alti livelli di trigliceridi sono il maggiore fattore di rischio relativo ai problemi cardiaci negli americani con più di 35 anni.

Prendendo da 2 a 4 grammi di omega-3 per un paio di settimane si potrebbero ridurre i trigliceridi di circa il 32%, in persone con alti livelli di trigliceridi.

Mentre EPA e DHA sono entrambi essenziali per la salute del cuore, – riducono la pressione, abbassano i grassi nel sangue, rallentano lo sviluppo di trombi, ed evitano aritmie cardiache, tra le altre cose – il DHA è la star dello sviluppo degli occhi e del cervello.

Alcuni studi hanno mostrato che le donne incinte che mangiano pesce almeno 4 volte alla settimana oppure assumono ogni giorno 1,1 grammi di DHA avranno bambini con alti quozienti d’intelligenza (misurati all’età di 4 anni). I loro bambini avranno minori allergie, una vista migliore e dormiranno meglio. Le mamme che hanno assunto DHA avranno anche meno episodi di depressione postpartum.

Gli scienziati devono ancora capire fino n fondo come funziona la “magia” degli omega-3, ma la riduzione dell’infiammazione è probabilmente la chiave, soprattutto per alcune patologie. Questo spiegherebbe perché alte dosi di EPA e DHA possono ridurre la rigidezza mattutina e il dolore articolare più di molti medicinali nelle persone che soffrono di artrite, e possono aiutare nel ridurre la quantità di antidolorifici. I problemi neurologici sono un’altra area d’interesse. Alcuni studi hanno scoperto bassi livelli di omega-3 negli adulti affetti da Alzheimer e nei bambini affetti da ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), comparati a gruppi senza questi problemi. “Tutte queste patologie hanno a che fare con un comportamento anomalo delle cellule”, dice Philip Calder, nutrizionista e ricercatore alla University di Southampton in Inghilterra. “Si puo far funzionare le cellule in modo ottimale fornendo loro abbastanza omega-3, in modo che i tessuti funzionino in modo adeguato e non si abbiano queste manifestazioni di malattia”. “Perché nei secoli scorsi veniva consumato tanto pesce? Penso che stiamo solo iniziando a capirne i benefici.”

 

Fonte: Los Angeles Times 26 aprile 2010

 

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Gli Omega-3 ci allungano la vita

È questo il nome scientifico dei grassi “buoni”, di cui sono ricchi pesce, semi oleosi e legumi: assumerli ogni giorno a tavola frena l’invecchiamento, rinforza le difese e previene il cancro

Vogliamo proteggere le cellule dall’invecchiamento?
Secondo la dottoressa Susan Allport, grande studiosa di nutrizionismo, la degenerazione dei tessuti, la diffusione di patologie come l’arteriosclerosi, l’Alzheimer, l’infarto, la trombosi e persino il cancro, si devono in gran parte alla scomparsa nella nostra dieta degli Omega 3, di cui sono ricchissimi certi pesci come il salmone e il merluzzo.
Oggi gli studi più accreditati ritengono che questi acidi (gli Omega 3), accompagnati dagli Omega 6 (che si trovano in grandi quantità nei semi oleosi, nelle noci e nei pistacchi) ci proteggono dalle più gravi patologie invalidanti diffuse nel mondo occidentale. Se vogliamo stare alla larga dall’invecchiamento del sistema nervoso e del cervello, dalle malattie cardiovascolari, dalle artrosi e anche dalla depressione, dobbiamo consumare sempre di più questi preziosi acidi grassi.
Di Omega 3 sono ricchissimi il pesce azzurro e il salmone più di tutto; ma l’acido Alfalinolenico (uno degli Omega 3), che è fondamentale perché il nostro organismo non sa produrlo da solo, si trova nell’olio e nei semi di lino, nelle noci, nei fagioli di soia secchi. Purtroppo questi alimenti vengono spesso disattesi dalle diete. Studiosi come Elizabeth Blackburn, premio Nobel, sono riusciti a valutare l’invecchiamento del DNA. Ebbene: pazienti che avevano avuto un infarto mostravano i segni dell’invecchiamento e della degenerazione cellulare.
L’inserimento nella dieta degli Omega 3 evita, secondo le ultime ricerche, le complicazioni cardiologiche dell’infarto e produce un recupero notevole delle condizioni del cuore.
Anche gli effetti sul cervello sono davvero interessanti: gli Omega 3 e gli Omega 6 potenziano attenzione, concentrazione e memoria.
Tengono lontano demenza senile e Alzheimer.

Salmone, pesce azzurro e olio di fegato di merluzzo si rivelano, secondo tanti scienziati, molto utili contro la stanchezza e l’affaticamento mentali e migliorano il tono dell’umore, allontanando tristezza e depressione. Del resto i giapponesi, che consumano più di 60 kg di pesce pro capite all’anno, hanno un rischio di depressione bassissimo (meno dell’1 % della popolazione).
Mentre i tedeschi, che consumano meno di 10 kg di pesce all’anno per persona, soffrono di depressione ben 5 volte di più.
I depressi cominciano a essere trattati con queste sostanze estratte dai pesci, dal lino e dalla noce, e trasformate in pillole.
Inserire questi alimenti nella dieta in autunno è fondamentale: hanno proprietà antinfiammatorie e quindi sono utili anche per i problemi articolari, come artriti e reumatismi. In più rinforzano il sistema immunitario, contro i disturbi da raffreddamento dovuti al cambio di stagione.

 

Fonte: “Salute Naturale” (ottobre 2010).

 

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Gli integratori di Omega-3 fanno male?

20 ragioni per assumere Omega-3

Ultimamente si leggono articoli e si vedono servizi televisivi sui benefici dell’olio di pesce con cadenza quasi quotidiana.
Ma sono davvero tutti supportati da studi scientifici? Per aiutare a fare chiarezza, abbiamo stilato un elenco relativo a 20 benefici per la salute derivanti dal consumo di olio di pesce, comprovati da studi scientifici.

 

# 20 – Aiuta persino il migliore amico dell’uomo.
Iams, un noto produttore internazionale di cibo per cani, ha condotto una ricerca concludendo che i cuccioli hanno benefici dall’olio di pesce quando è integrato nei loro primi mesi di vita. L’olio di pesce ha dimostrato di migliorare le funzioni cerebrali, la visione e l’addestrabilità dei cuccioli, portando quindi a cani adulti più felici, ben educati e di buon carattere.

# 19 – Benefici per il disturbo bipolare
I benefici dell’olio di pesce per quanto riguarda il disturbo bipolare sono significativi per i pazienti con forme lievi, che sono spesso diagnosticate come depressione. Jim Phelps, MD, un eminente ricercatore e psichiatra, ha osservato i benefici dell’olio di pesce nei suoi pazienti affetti da disturbo bipolare e ha notato che i loro sintomi maniacali e depressivi sono notevolmente migliorati.

# 18 – Aiuta il trattamento delle ulcere
Il Medical Center dell’Università del Maryland consiglia l’olio di pesce nei soggetti affetti da ulcera peptica, in quanto l’olio di pesce riduce l’infiammazione e migliora l’immunità per prevenire le recidive delle ulcere. L’olio di pesce può anche ridurre la depressione, ansia e stress, fattori che a volte contribuiscono allo sviluppo dell’ulcera peptica.

# 17 – Migliora i sintomi dell’Alzheimer
Il cervello di una persona affetta da Alzheimer beneficia dalla supplementazione di olio di pesce, in quanto l’olio di pesce aiuta a combattere le placche nel cervello che causano la malattia. I ricercatori della Università della California hanno anche scoperto che non solo l’olio di pesce previene l’Alzheimer, ma può aiutare a gestire e ridurre i sintomi nei pazienti già colpiti dalla malattia.

# 16 – Aiuta nei casi di morbo di Crohn e colite ulcerosa
La malattia di Crohn e la colite ulcerosa sono due malattie digestive che causano grandi sofferenze. Spesso, i trattamenti sono estremamente costosi e possono includere un intervento chirurgico per rimuovere sezioni dell’intestino. Grazie alla sua azione antinfiammatoria l’olio di pesce aiuta nella guarigione delle ulcere intestinali, migliorando i sintomi nelle persone affette.

# 15 – Può rallentare la crescita del tumore al seno
Alcune ricerche hanno dimostrato che gli acidi grassi essenziali Omega-3 possono rallentare la crescita del cancro, come affermato dalla American Association for Cancer Research. Ulteriori studi sono stati condotti in particolare per quanto riguarda il cancro al seno, ed anche in questo caso vi sono stati riscontri positivi per quanto riguarda l’effetto dell’olio di pesce nel rallentamento della crescita delle cellule cancerose.

# 14 – Riduce il rischio di malattie cardiache
I benefici dell’olio di pesce si estendono al sangue e al sistema circolatorio, bilanciando i livelli di colesterolo e riducendo trigliceridi nel sangue. Questo a sua volta aiuta a proteggere il tuo cuore da malattie cardiache e altri problemi cardiovascolari, come affermato dalla American Heart Association.

# 13 – Riduce l’indolenzimento muscolare
Uno studio sui bodybuilders ha recentemente dimostrato che, a causa della sua azione antinfiammatoria, l’olio di pesce può drasticamente ridurre l’indolenzimento muscolare dovuto agli allenamenti intensivi. Non solo questo è benefico per i bodybuilders, ma a tutti coloro che fanno attività fisica. La riduzione dei dolori renderà l’esercizio divertente, ed i minori tempi di recupero permetteranno una frequenza maggiore.

# 12 – Migliora la visione
Numerosi studi indipendenti negli Stati Uniti e Australia indicano che non solo ci sono benefici dall’olio di pesce quando gli occhi si stanno sviluppando durante la gestazione, ma che gli adulti che assumono olio di pesce sono meno soggetti a degenerazione maculare man mano che invecchiano.

# 11 – Riduce la depressione post-partum
Quando in gravidanza o allattamento si assume olio di pesce i benefici non sono solo per i neonati, ma anche per la mamma. Infatti l’olio di pesce non solo riduce e aiuta a prevenire la depressione post-partum (se assunto durante la gravidanza), ma permette di continuare alle mamme l’allattamento durante la cura della depressione, cosa che sarebbe impossibile se assumessero antidepressivi che passerebbero ai neonati attraverso il latte materno.

# 10 – Migliora la tua concentrazione mentale

Edward Hallowell, MD, fondatore del Centro Hallowell per l’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder)in Massachusetts, raccomanda gli omega-3 sotto forma di supplementi di olio di pesce per i pazienti con problemi di concentrazione. Egli osserva che i benefici dell’olio di pesce sono più evidenti per la concentrazione mentale, non tanto per l’iperattività. Il Dr. Hallowell ha verificato che possono essere necessarie fino a sei settimane per notare una differenza, ma che il miglioramento può essere abbastanza consistente. Due diversi studi hanno rivelato che i bambini affetti da ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività) possono avere bassi livelli di omega-3 nel sangue rispetto ai bambini senza sintomi di ADHD, e che gli omega-3 tendono a ridursi più facilmente nel sangue dei bambini che soffrono di ADHD. Questo potrebbe spiegare perché i benefici dell’olio di pesce sono così evidenti nei bambini affetti da ADHD, e farebbe pensare che anche gli adulti affetti da ADHD potrebbero vedere simili benefici dell’olio di pesce.

# 9 – Migliora le funzioni cerebrali nei neonati

Alcuni studi hanno dimostrato che quando gli omega-3 vengono assunte dalle mamme durante la gravidanza, i benefici dell’olio di pesce sono numerosi anche per i neonati. Non solo l’olio di pesce promuove lo sviluppo del cervello e la salute maculare, i vantaggi specifici osservati attraverso la ricerca sono sorprendenti. Le donne in gravidanza che hanno assunto un integratore di alta qualità di olio di pesce hanno partorito bambini con Quoziente di Intelligenza più elevato e meno disturbi di apprendimento, e con meno probabilità di sviluppare ritardi mentali o cognitivi. Inoltre alcuni nutrizionisti ritengono che gli omega 3 siano i mattoni elementari per l’intelligenza umana, per cui i bambini che ricevono gli omega 3 attraverso integratori di olio di pesce quando la mamma è incinta e in allattamento sono statisticamente più intelligenti da adulti.

# 8 – Può impedire la Schizofrenia

L’olio di pesce può prevenire la schizofrenia. Diversi studi sono stati condotti su questa teoria, e un recente studio condotto dal Dott. Patrick McGorry in Australia ha mostrato una correlazione statisticamente significativa tra i supplementi di olio di pesce e la prevenzione della schizofrenia. Lo studio era composta di 81 ragazzi e giovani adulti che avevano mostrato i primi segni di schizofrenia. La ricerca indica che se i giovani che mostrano i primi segni della malattia non sono trattati con olio di pesce, circa un terzo di loro svilupperà la malattia. Lo studio ha dimostrato che solo il tre per cento di quelli trattati con olio di pesce ha sviluppato la schizofrenia, mentre il 28 per cento di quelli trattati con placebo si è ammalato. Questo è incredibilmente importante per la comunità medica e coloro che soffrono di malattie mentali, perché i benefici dell’olio di pesce sono numerosi e gli effetti collaterali sono minimi, soprattutto se paragonata ai tradizionali farmaci antipsicotici.

# 7 – Promuove la perdita di peso

Uno studio dell’Università della Georgia riferito sul Journal of Nutrition dimostra che uno dei benefici dell’olio di pesce è la sua capacità di impedire alle cellule adipose ad accumulare grasso, riducendo così l’accumulo di grasso totale. Inoltre, alcuni scienziati in Australia hanno scoperto che la perdita di grasso dovuta all’olio di pesce in combinazione con dieta ed esercizio fisico sono stati significativamente maggiori rispetto alla sola dieta ed esercizio. Un recente studio condotto in Giappone ha dimostrato che le cavie alle quali è stato somministrato olio di pesce avevano un metabolismo più veloce e non sono aumentate di peso , rispetto alle cavie alimentate senza integratori.

# 6 – Migliora la tua pelle

L’acido eicosapentaenoico (EPA) è uno degli acidi grassi essenziali (EFA) fornito dai supplementi di olio di pesce, e l’EPA è direttamente collegato alla salute della pelle. Sul Journal of Lipid Research è stato pubblicato nel 2005 uno studio relativo ai benefici dell’olio di pesce per quanto riguarda la pelle, e cioè migliore regolazione sebacea, aumento della idratazione, riduzione dell’acne e delle rughe. E’ stato dimostrato che l’EPA aiuta anche a proteggere la nostra pelle dai danni dei raggi UVA del sole , che provocano rughe e danni cutanei permanenti.

# 5 – Elimina i dolori articolari

L’olio di pesce aiuta non solo chi è affetto da infiammazione cronica, ma anche coloro che soffrono di altri tipi di dolori articolari tra cui l’osteoartrite e l’artrite reumatoide. L’Albany Medical College ha condotto uno studio in cui si conferma che l’olio di pesce può essere utilizzato al posto dei farmaci per lenire il dolore da artrite reumatoide. I ricercatori hanno anche suggerito che per ottenere risultati migliori è necessario utilizzare un olio di pesce puro ed in forma non sintetica.

# 4 – Riduce l’infiammazione nel corpo

Uno dei molti vantaggi degli integratori di olio di pesce purificato è la riduzione dell’infiammazione nel corpo. L’infiammazione può presentarsi in molti modi, dal lupus ai problemi della tiroide fino alla psoriasi. Tre grammi di olio di pesce al giorno sono sufficienti a ridurre molte forme di infiammazione.

# 3 – Aiuta nei casi di Depressione

Una delle cause che portano alla depressione potrebbe essere una carenza di omega-3 nel sangue. La ricerca ha dimostrato che le persone tendenti alla depressione hanno bassi livelli di omega-3 (soprattutto DHA) nel sangue. Questo pare essere dimostrato anche dal fatto che nei Paesi in cui il consumo di pesce è elevato, il tasso di depressione è inferiore alla media. Uno studio recente ha inoltre mostrato che l’assunzione di omega-3 migliora l’effetto dei farmaci antidepressivi. L’effetto antidepressivo degli omega-3 si deve probabilmente al fatto che influiscono direttamente sulla produzione e la liberazione di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina. Sembra che dosi elevate di olio di pesce riescano a mantenere a livelli adeguati entrambi i neurotrasmettitori, diminuendo così la probabilità di avere problemi depressivi e morbo di Parkinson.

# 2 – Aumenta il colesterolo “buono” HDL e riduce quello “cattivo” LDL

L’olio di pesce contribuisce ad innalzare il colesterolo “buono” HDL, migliorando quindi il profilo di rischio cardiovascolare. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Cardiology nel 2005 ha dimostrato che un consumo giornaliero di 1,2 g di omega-3 DHA ha aumentato in maniera significativa in un gruppo di bambini il colesterolo HDL e diminuito quello LDL.

# 1 – Abbassa i livelli di trigliceridi

Numerosi studi clinici hanno ormai chiaramente accertato che i trigliceridi possono essere ridotti grazie agli Omega-3. Gia’ con l’assunzione di 1 grammo al giorno di omega-3 si ottengono risultati tangibili, ma e’ con una dose giornaliera di 3-4 grammi che i trigliceridi si possono abbassare dal 25 al 45%, soprattutto in soggetti che in partenza hanno una trigliceridemia elevata. In una recente intervista pubblicata sul Los Angeles Times, il dottor Bruce Holub, scienziato nutrizionista della University of Guelph (Ontario) e direttore esecutivo del DHA/EPA Omega-3 Institute, spiega che le ricerche scientifiche mostrano come per ogni grammo di Omega-3 EPA e DHA che una persona assume al giorno, il livello dei trigliceridi scende dell’8%, con benefici evidenti in sole 2 settimane. Assumendo da 2 a 4 grammi di omega-3 per un paio di settimane si potrebbero ridurre i trigliceridi di circa il 32%, in persone con alti livelli di trigliceridi.

 

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Asma: olio di pesce previene costrizione vie aeree da esercizio

L’aggiunta di integratori a base di olio di pesce nella dieta dei soggetti asmatici può prevenire la broncocostrizione dovuta all’esercizio (EIB), un problema molto comune in questo gruppo di pazienti. In precedenza era stato dimostrato che gli integratori a base di olio di pesce possono migliorare la funzionalità polmonare negli atleti d’elite con EIB, ma il loro uso in asmatici che presentano questo disturbo non era stato ben studiato. I dati del presente studio suggeriscono che gli integratori a base di olio di pesce possano essere utili in questi pazienti: i loro effetti risultano mediati dalle capacità antinfiammatorie dell’olio di pesce. Nel presente studio, tuttavia, i pazienti hanno ricevuto 20 capsule al giorno di olio di pesce, e questo elevato dosaggio potrebbe portare a problemi di aderenza alla terapia: sono dunque in programma studi sui dosaggi della terapia, che potrebbero dimostrare l’efficacia anche di dosaggi molto inferiori.Chest 2006; 129: 39-49
Fonte: Farmacista33

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Omega-3 contro infarto e ictus

SONO ACIDI GRASSI POLINSATURI PRESENTI NEI PESCI NORDICI CHE AGISCONO IN MODO POSITIVO RENDENDO PIU’ AGEVOLE LA CIRCOLAZIONE DEL SANGUE

E’ rimasto per lungo tempo un mistero perche’ gli eschimesi della Groenlandia e gli abitanti dei villaggi costieri del Giappone e dell’Alaska avessero una cosi’ bassa incidenza di mortalita’ cardiovascolare rispetto alle popolazioni dell’Europa e degli Stati Uniti. Il divario era troppo rilevante (un 7 per cento contro il 40) per non scatenare, dopo le prime osservazioni di Dyerberg e Bang nel 1978, e ricercatori di mezzo mondo alla scoperta dei reconditi fattori protettivi. L’iniziale ipotesi genetica cadde quando si osservo’ che l’invidiabile prerogativa veniva persa da quei soggetti che, emigrando in altre zone, assumevano abitudini alimentari diverse. L’attenzione fu allora rivolta alla nutrizione di quelle popolazioni, basata essenzialmente sul consumo di pesce (soprattutto acciughe, sardine e sgombri) e di carni di mammiferi (foche e trichechi), che a loro volta si nutrono di pesci. Ma anche questo indirizzo di ricerca si scontro’ con un’apparente incongruenza: coronarie pulite e un’alimentazione ricchissima in grassi (oltre il 60%). Fu per questo che si parlo’ di «paradosso eschimese». Il mistero comincio’ a diradarsi quando vennero individuati i prodigiosi fattori protettivi in alcuni acidi grassi polinsaturi della serie OMEGA-3 (detti anche n-3), presenti in abbondanza nel grasso dei pesci dei mari freddi. Sostanza che i pesci assumono cibandosi di fito-plancton e di zoo-plancton. La proprieta’ che rende tanto prezioso l’apporto dei due OMEGA-3 piu’ significativi, l’eicosapentaenoico e il decosaesaenoico, (Epa e Dha) e’ quella di entrare a far parte della struttura delle membrane cellulari degli elementi circolanti del sangue e dell’endotelio (il rivestimento interno dei vasi), dotandole di plasticita’ e di funzionalita’ ottimali anche a temperature molto basse. E’ essenziale, per esempio, che i globuli rossi siano dei bravi contorsionisti, abbiano cioe’ una buona deformabilita’, per poter passare facilmente attraverso i capillari che hanno un diametro piu’ piccolo del loro. Altre benefiche proprieta’ che fanno si’ che gli OMEGA-3 agiscano a diversi livelli nella prevenzione dell’aterosclerosi sono quelle di abbassare i trigliceridi, di ridurre l’aggregabilita’ piastrinica (e quindi la possibilita’ che si formino trombi), di influire positivamente il tono vascolare. Recentemente e’ giunto agli OMEGA-3 un prestigioso riconoscimento al merito cardio-vascolare da parte di un ampio studio multicentrico, programmato e condotto per cinque anni dal Gruppo italiano per lo studio della sopravvivenza nell’infarto miocardico (Gissi), costituito dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e dall’Istituto Mario Negri. Gruppo gia’ famoso per altri tre studi clinici di assoluta rilevanza internazionale: il Gissi-1 e il Gissi-2, che hanno esplorato la fase iperacuta dell’infarto, e il Gissi-3 che ha indagato sulla fase del post-infarto col paziente ancora ricoverato in ospedale. Lo studio appena concluso, denominato Gissi-prevenzione, si era posto come obiettivo primario quello di valutare se l’aggiunta di OMEGA-3 e di vitamina E alla migliore terapia convenzionale e alla migliore dieta (”mediterranea”, naturalmente), potesse svolgere negli anni successivi ad un primo infarto del miocardio un’ulteriore azione preventiva nei confronti della mortalita’ totale, dell’insorgenza di un secondo infarto e dell’ictus. L’indagine ha coinvolto 11.324 soggetti che avevano subito un infarto da meno di tre mesi, gia’ dimessi dall’ospedale, e piu’ di 500 cardiologi di 172 centri ospedalieri di cardiologia. I pazienti sono stati suddivisi, in modo randomizzato (cioe’ a caso) in quattro gruppi numericamente omogenei: il primo ha ricevuto giornalmente un grammo di OMEGA-3; il secondo 300 milligrammi di vitamina E (noto antiossidante); il terzo sia gli OMEGA-3 che la vitamina E; il quarto, che ha rappresentato il gruppo di controllo, la piu’ aggiornata terapia convenzionale. Dai risultati pubblicati su «The Lancet» e’ emerso che l’aggiunta di OMEGA-3 ha determinato una riduzione del 15% di incidenti cardiovascolari successivi: morte, secondo infarto e ictus; che la contemporanea somministrazione di OMEGA-3 e vitamina E non ha prodotto benefici aggiuntivi; che l’aggiunta della sola vitamina E ha prodotto una tendenza favorevole, ma non tale da essere considerata significativa. Se gli OMEGA-3 fanno bene agli infartuati, possono essere considerati anche fattori di prevenzione primaria per la popolazione generale. Ed e’ piu’ plausibile l’affermazione che mangiare piu’ pesce (meglio se di mare, meglio se «azzurro»), almeno due volte alla settimana e’ utile a tutti.

Fonte: La Stampa 07-08-2002

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Branzini e sogliole curano l’artrite e i disturbi cardiaci

SEMPRE piu’ spesso si sente dire che alla salute dell’apparato cardiocircolatorio fa bene mangiare pesce grasso almeno una volta alla settimana; in alternativa, si puo’ ricorrere ogni giorno a capsule contenenti mezzo grammo di grassi di pesce. Questi sono trigliceridi di acidi detti appunto grassi, appartenenti alla categoria nota come OMEGA-3 o n-3.

Non possono essere sintetizzati dal nostro organismo, ma vanno assunti dall’esterno. John Stanley, biochimico di Oxford, ha recentemente sostenuto che prevengono l’aritmia e riducono la probabilita’ di fibrillazione ventricolare, una delle cause d’arresto cardiaco, proteggendo cosi’ dalla morte improvvisa dovuta a un attacco di cuore.

Sempre dalla Gran Bretagna c’informano ora che c’e’ un motivo in piu’ per andare in pescheria. Alcuni scienziati dell’universita’ di Cardiff, infatti, hanno spiegato perche’ i grassi provenienti dal pesce alleviano il dolore e l’infiammazione dovuti all’artrite. E’ questa una malattia che colpisce le articolazioni, deformandole e riducendone le possibilita’ di movimento.

I ricercatori sostengono che gli acidi grassi OMEGA-3, quando sono portati dal sangue alla cartilagine e giungono all’interno delle sue cellule, dette condrociti, hanno vari effetti benefici. Riducono l’attivita’ di certi enzimi proteolitici responsabili del danneggiamento, come le aggrecanasi, che causano l’erosione cartilaginea. Inoltre gli acidi suddetti bloccano la sintesi di citochine, come l’interleuchina-1 e il fattore di necrosi tumorale, le quali, oltre a essere esse stesse infiammanti, stimolano la produzione di altre citochine da parte della cartilagine, portando cosi’ al peggioramento cronico dell’artrite. Dai grassi del pesce viene bloccato anche un altro enzima, la ciclo-ossigenasi-2, considerato uno dei maggiori responsabili del dolore e dell’infiammazione. Detto anche prostaglandina-sintetasi, l’enzima, come dice il nome, permette la biosintesi di alcune prostaglandine. Queste, insieme con composti a esse collegati, essendo sostanze irritanti, stimolano i nervi e procurano dolore. Nell’organismo e’ normalmente presente un enzima detto ciclo-ossigenasi-1, responsabile della biosintesi degli acidi grassi eicosanoidi, importanti nel mantenere le condizioni fisiologiche durante il metabolismo cellulare.

Gli acidi grassi OMEGA-3 non interferiscono con questo enzima importante, ma bersagliano solo il suo parente dannoso. La scoperta degli scienziati di Cardiff e’ percio’ particolarmente promettente, perche’ le industrie farmaceutiche stanno cercando sostanze sempre piu’ efficaci contro una malattia tanto dolorosa e invalidante come l’artrite; una linea di ricerca particolarmente battuta negli ultimi tempi si basa proprio sull’inibizione dell’enzima ciclo-ossigenasi-2.

Gli studi compiuti a Cardiff hanno quindi dato una giustificazione scientifica al vecchio uso dell’olio di fegato di merluzzo. Impiegato nella concia delle pelli e come tonico primaverile dalle famiglie di pescatori in Norvegia, Islanda, Scozia e Terranova, esso ebbe infatti gran successo anche come rimedio popolare contro artrite, reumatismi, gotta e tisi. I medici dell’ospedale di Manchester lo usarono con buoni risultati a partire dal 1770. La voce comincio’ a spargersi, ma ci volle l’uscita di una pubblicazione nel 1841 per suscitare un grande interesse. Qualche decennio dopo, un tal Charles Fox, chimico inglese, uso’ lo stesso olio per impregnare cerotti, lontani precursori dei dispositivi transdermici oggi tanto in voga per la somministrazione di farmaci. Sebbene consigliato anche per altri motivi, e cioe’ per l’alto contenuto di vitamine A e D, l’olio di fegato di merluzzo non ha mai incontrato simpatie per il gusto e l’odore sgradevoli.

Ma ora in commercio esistono capsule comode da ingoiare. E anche per rifornirsi solo di acidi grassi OMEGA-3, senza tutti gli altri principi contenuti in quell’olio, chi non mangia volentieri pesce puo’ andare in farmacia. In un modo o nell’altro, possiamo cosi’ assumere questi grassi cosi’ utili e privi di effetti collaterali sgraditi. Essi non contengono steroidi e, a differenza dell’aspirina, comunemente usata come antinfiammatorio, non danneggiano lo stomaco.

Uno studio clinico gia’ cinque anni fa aveva dimostrato che prenderli per tre mesi riduce i dolori e la rigidita’ articolare. Al giorno d’oggi e’ possibile incorporarli nei cibi, senza che il sapore venga alterato. Si possono aggiungere, per esempio, a burro, margarina, maionese, pane, biscotti, yogurt. Per ora i consumatori intervistati in proposito, pur capendo l’importanza di quell’apporto dietetico, sono sembrati piuttosto scettici. Lo stesso si deve dire per la maggioranza dei produttori, ma probabilmente un’educazione nutrizionale appropriata potra’ portare ad alimenti validi sia da un punto di vista dietetico sia da quello organolettico.

Fonte: La Stampa 23-08-2000

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Sclerosi laterale amiotrofica: vitamina E e omega 3 riducono il rischio di ammalarsi

Una dieta ricca di grassi polinsaturi come gli omega 3 e di vitamina E più che dimezza il rischio di sviluppare malattie dei neuroni motori come la sclerosi laterale amiotrofica. È quanto suggerito da uno studio pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry da Jan Veldink, del dipartimento di Neurologia dell’University Medical Center di Utrecht, in Olanda.
La sclerosi laterale amiotrofica è una patologia neurodegenerativa a rapida progressione in cui, nel giro di cinque anni dalla comparsa dei primi sintomi, la distruzione dei neuroni motori induce la paralisi progressiva con esito fatale. La malattia è oggi incurabile. Le sue cause non si conoscono ma di certo la sclerosi origina da un mix complesso di fattori di rischio genetici e ambientali, questi ultimi legati cioè alla dieta, allo stile di vita e forse anche all’assunzione di certe sostanze.
Gli esperti hanno chiesto a 152 pazienti e 220 soggetti sani di controllo di compilare un questionario circa le proprie abitudini alimentari presenti e passate. Dal dettagliato questionario i clinici hanno evinto l’apporto giornaliero per ciascun partecipante di nutrienti quali flavonoidi, calcio, licopene, vitamina E e grassi polinsaturi come omega 3 e omega 6. Questi ultimi sono considerati grassi buoni in quanto diversi studi hanno evidenziato un loro ruolo protettivo per l’organismo. Ne sono ricchi certi pesci e oli vegetali.
È emerso un chiaro nesso tra l’apporto quotidiano di vitamina E e grassi polinsaturi e rischio di ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica.
In particolare coloro che avevano un apporto giornaliero di grassi polinsaturi pari a 32 grammi presentavano un rischio ridotto del 60 per cento di ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica rispetto a coloro che invece avevano un apporto giornaliero di grassi polinsaturi pari a 25 grammi.
Per la vitamina E un apporto giornaliero pari a 18-22 milligrammi era associato a rischio ridotto del 60 per cento di ammalarsi di sclerosi laterale amiotrofica rispetto a coloro che invece avevano un apporto giornaliero di vitamina E pari a 18 milligrammi.
Gli effetti di vitamina E e grassi buoni sembrano sinergici, con un risultato nel loro insieme molto significativo in termini di protezione dalla malattia. Invece non sono state trovate associazioni significative tra l’introito giornaliero di altri nutrienti quali calcio, flavonoidi e licopene, e protezione dalla malattia. Probabilmente vitamina E e grassi polinsaturi esercitano un effetto neuroprotettivo oltre che partecipare al benessere generale dell’organismo, hanno concluso i neurologi.

Fonte: Veldink JH et al. Intake of polyunsaturated fatty acids and vitamin E reduces the risk of developing amyotrophic lateral sclerosis. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2006; doi 10.1136/jnnp.2005.083378.

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I benefici del pesce: La dieta antinfiammatoria

Un recente simposio, organizzato dalla prestigiosa Columbia University e che ha raccolto i più qualificati studiosi internazionali degli acidi grassi, ha confermato che esistono sufficienti evidenze sul ruolo antinfiammatorio degli acidi grassi polinsaturi della serie omega 3, presenti nelle verdure e nel pesce. Una dieta a basso contenuto di calorie, vegetariana e con pesce è dimostrato che ha positivi effetti su malattie infiammatorie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la sclerosi multipla e la malattia infiammatoria intestinale.
Il controllo dell’infiammazione per via alimentare è poi di grande utilità anche in altre patologie apparentemente diverse, come le demenze, l’Alzheimer in particolare. Sempre gli studiosi convocati dalla Columbia University, le cui conclusioni sono state pubblicate dall’American Journal of Clinical Nutrition, ricordano che il consumo di pesce è protettivo verso il declino cognitivo ed è associato a un ridotto rischio di Alzheimer. Anche nell’Alzheimer, infatti, l’infiammazione svolge un ruolo cruciale nella formazione e nella progressione della placca, costituita da ammassi di frammenti proteici e da cellule immunitarie infiltrate in questi depositi che alterano la normale attività cerebrale. Placca infiammata che ritroviamo anche nelle arterie e che è alla base della aterosclerosi e del conseguente rischio cardio e cerebrovascolare.
Ma che relazione molecolare c’è tra alimentazione e infiammazione? Perché una dieta ricca di carne rossa e formaggi può incrementare l’infiammazione, mentre una dieta ricca di verdura e di pesce può avere un effetto opposto? Perché i grassi contenuti nei diversi alimenti vanno a comporre la membrana delle nostre cellule, che è costituita da colesterolo e da acidi grassi agganciati a una molecola complessa che si chiama fosfolipide. Se la nostra dieta è ricca di carne rossa e formaggi, anche la membrana delle nostre cellule sarà più ricca di colesterolo e di acidi grassi polinsaturi della serie omega 6: da questi ultimi e in particolare da un acido grasso, che si chiama arachidonico, si formano potenti sostanze infiammatorie, utili se mantenute in un rapporto equilibrato con altre sostanze meno infiammatorie derivate dagli acidi grassi omega 3, pericolosissime se in eccesso. Secondo alcuni studi, il rapporto giusto tra omega 6 ed omega 3 dovrebbe essere 4 a 1; la membrana delle cellule di un tipico cittadino occidentale di regola presenta un rapporto che è 15 a 1. Differenza non lieve che potrebbe spiegare la notevole diffusione delle patologie a base infiammatoria nei paesi ricchi.
Ma anche in questo caso è opportuno chiarire che quel rapporto ottimale potrebbe non esserlo per alcune persone, per esempio per bambini e in generale per giovani in crescita. L’elevato consumo di acidi grassi della serie omega 3, infatti, ricordano gli esperti americani, potrebbe avere un effetto nella crescita ritardandola. Perché? Perché l’osso in crescita è stimolato da sostanze infiammatorie. Così, se una persona ha un sistema immunitario che produce con difficoltà una risposta infiammatoria verso i patogeni, potrebbe non essere positiva una dieta troppo squilibrata verso gli omega 3.
Da questi studi emerge quindi che non esiste una dieta valida in assoluto, ma che è necessario ricercare un’alimentazione ritagliata su quella che una volta si chiamava “diatesi” individuale e che oggi potremmo chiamare costituzione genetica. Non per soccombere ai geni, ma per interagire con l’informazione che contengono, con l’obiettivo di guidarla.
(Fonte supplemento “Salute” de La Repubblica 01/02/2007 pag. 12

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