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Con Quanto Olio di Pesce Riduci il Rischio di Infarto del 50%?

Il prestigioso New England Journal of Medicine ha pubblicato due importanti studi indipendenti su larga scala che confermano gli effetti benefici degli Omega-3 di origine marina nella prevenzione dell’infarto e altri gravi eventi cardiovascolari.

Negli studi, presentati all’American Heart Association Scientific Sessions 2018, sono stati coinvolti oltre 33 mila persone.

Nella prima ricerca, denominata VITAL, sono stati controllati gli effetti degli Omega-3 negli uomini sopra i 50 e nelle donne sopra i 55 anni senza malattie cardiovascolari.
Il trattamento ha previsto l’assunzione quotidiana di 1 g di olio di pesce ad alta concentrazione e purezza  per circa 5 anni.
I risultati mostrano come l’integrazione con Omega 3 riduce del 28% il rischio di infarto del miocardio, del 50% il rischio di infarti fatali e del 17% il rischio di coronaropatie.

Il secondo studio (REDUCE-IT) ha invece evidenziato che, nei pazienti con trigliceridi alti, assumere Omega 3 riduce del 31% il rischio di infarto del miocardio, del 28% il rischio di ictus, del 20% il rischio di morire per cause cardiovascolari e del 13% la mortalità totale.

La Dott.ssa JoAnn E. Manson, autrice dello studio VITAL, ha affermato che “a trarre maggiori benefici dagli integratori di Omega 3 è stato chi mangiava poco pesce. Pensiamo che sia ragionevole parlare con il proprio medico della possibilità di assumere questi integratori”.

Basta quindi anche un solo grammo di olio di pesce ad alta concentrazione e purezza (equivalente ad 1 capsula di A-M B-Well PGFO oppure 1 ml di Liquid Gold) al giorno per ottenere i benefici descritti negli studi.

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Fonti in inglese:
Studio VITAL 
Studio REDUCE-IT

Gli Omega-3 combattono l’ansia in 4 modi diversi

Una review condotta dai ricercatori del City College di New York ha evidenziato quattro modalità di azione con cui gli Omega-3 possono alleviare i sintomi di ansia.

Sono stati esaminati 6 studi precedenti, per un totale di 496 partecipanti.
La ricerca ha evidenziato quattro effetti benefici degli Omega-3 che portano al miglioramento della sintomatologia ansiosa.

– Il primo è il ben noto effetto antinfiammatorio degli Omega-3, in quanto l’infiammazione è un potente induttore di molte malattie, alcune delle quali anche gravi.
Molti disturbi psichici e problemi mentali fanno spesso parte di una condizione di infiammazione diffusa in cui gli ovvi sintomi fisici si sommano a quelli neurologici.

– Il secondo fattore anti-ansia è l’effetto degli Omega-3 sul BDNF, una importante proteina che stimola la creazione di nuove cellule cerebrali.
Il BDNF è anche molto importante per il mantenimento e la salute dei neuroni già esistenti; inoltre il sistema nervoso periferico degenera rapidamente senza il sostegno del BDNF.
Gli Omega-3 sono associati a livelli più alti di questa proteina.

– Il terzo effetto con cui gli Omega-3 contrastano l’ansia è attraverso la significativa riduzione dei livelli di cortisolo, il principale ormone dello stress.
Elevati livelli di cortisolo interferiscono anche con l’apprendimento e la memoria, abbassano le funzioni del sistema immunitario e la densità ossea, incrementano l’aumento di peso, la pressione sanguigna, il colesterolo, le malattie cardiache.

– Infine il quarto modo con cui gli Omega-3 ci proteggono dall’ansia è grazie alla modulazione della variabilità del battito cardiaco.
Una minore variabilità (il tempo tra i battiti del cuore) è associata a livelli più alti di ansia, oltre che essere associata ad un aumento della mortalità totale, della morte improvvisa e degli eventi aritmici.

Uno degli studi presi in esame per la review (una ricerca di Janice Kiecolt-Glaser e colleghi dell’Ohio State University) dimostra che una dose giornaliera di 2,5 grammi di Omega-3 riduce del 20% i sintomi dell’ansia.
2,5 g di Omega-3 equivalgono a circa 3 capsule di PGFO capsule e mezzo cucchiaino di Liquid Gold.

Fonte in inglese: Nutritional Neuroscience

Quale Omega-3 protegge meglio i tuoi occhi?

In una video intervista pubblicata su NutraIngredients-USA il Dr. John Paul SanGiovanni, capo dell’unità di Genetica in Neuroscienze Nutrizionali, che fa parte di una divisione del National Institutes of Health americano, ha affermato che benchè i carotenoidi siano gli elementi nutrizionali più noti per la salute degli occhi, anche gli Omega-3 giocano un importante ruolo chiave.

Il Dr. SanGiovanni, la cui ricerca sulla salute degli occhi è stata citata più di 12.000 volte, ha affermato che sia l’Omega-3 DHA che l’Omega-3 l’EPA hanno ruoli critici nella retina, che è uno dei tessuti metabolicamente più attivi nel corpo.

“La concentrazione di DHA nella retina è di gran lunga superiore rispetto a qualsiasi altro tessuto. Infatti circa il 60% dei lipidi nella retina sono DHA “, ha detto il ricercatore.

Il DHA rende le membrane cellulari della retina molto fluide, permettendo alle proteine che risiedono nella membrana di muoversi, mantenendo così le cellule in salute.

La ricerca ha dimostrato che le persone che assumono quantità maggiori di EPA e DHA hanno un rischio inferiore di circa il 30% – 40% di sviluppare AMD – degenerazione maculare senile, che nei paesi industrializzati è la prima causa di ipovisione nei soggetti di età superiore ai 50 anni. Il Dr. SanGiovanni ha evidenziato che questo risultato è stato verificato almeno dieci volte con studi scientifici.

Nel caso dell’EPA, il Dr.San Giovanni ha affermato che questo acido grasso essenziale non ha lo stesso ruolo strutturale nelle membrane cellulari come il DHA. Ma che l’EPA è comunque fondamentale per il corretto funzionamento della segnalazione cellulare, che richiede una risposta molto rapida dalla cellula della retina.

 Fonte in inglese: NutraIngredients-USA

Omega-3 contro i dolori muscolari

Diversi studi hanno dimostrato la capacità degli Omega-3 di modulare i livelli di infiammazione, lo stress ossidativo e migliorare il recupero e la resistenza fisica.

Proprio in quest’ultimo campo in una review pubblicato su Nutrients, i ricercatori giapponesi della Hosei University e della Teikyo Heisei University hanno esaminato diversi studi su come gli Omega 3 influenzino i muscoli rispetto all’esercizio fisico.

In particolare gli studiosi si sono concentrati su gli effetti nei muscoli a seguito di attività che includevano contrazioni eccentriche (ECC).
Gli ECC si verificano in molte attività come scendere le scale, correre in discesa, abbassare pesi o fare flessioni o pull-up.
Gli Omega-3 EPA e DHA hanno dimostrato di inibire i deficit muscolari, i dolori e i marcatori infiammatori che di solito si verificano 1-2 giorni dopo aver fatto esercizi con ECC.

I risultati della revisione hanno evidenziato che più lungo è stato il periodo di assunzione di integratori di Omega-3 EPA e DHA, migliori sono stati i risultati (EPA e DHA richiedono una integrazione da 30 a 60 giorni per inibire efficacemente i deficit di forza muscolare).

Per quel che riguarda il DOMS (indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata), gli autori della review hanno dichiarato che EPA e DHA hanno dimostrato un effetto dipendente dalla dose (è necessario assumere almeno 1 grammo di Omega-3 al giorno) ed hanno raccomandato un rapporto di 2: 1 tra EPA e DHA per un impatto sinergico sull’attenuazione del DOMS.

 Fonte in inglese: Nutrients 10(5): 2018 

Omega-3: effetto anticancro

Alcune proprietà degli Omega-3 rendono questi acidi grassi delle potenziali molecole anticancro.

Le loro caratteristiche biologiche e molecolari, nonché la capacità di interagire con altri nutrienti come gli acidi grassi Omega-6 e gli antiossidanti, portano a ipotizzare che possano ostacolare in modo significativo la comparsa di alcune forme di tumore.

Non solo: gli Omega-3 hanno tutte le carte in regola anche per riuscire a potenziare l’effetto di alcune terapie anticancro.

Secondo un nuovo studio condotto su cavie dai ricercatori dell’Università dell’Illinois, una classe di molecole che si formano quando il corpo metabolizza gli Omega-3 potrebbero inibire la crescita e la diffusione del cancro.

Nelle cavie affette da osteosarcoma (un tumore osseo notoriamente difficile da trattare), queste molecole – chiamate endocannabinoidi – hanno rallentato la crescita dei tumori, inibito la loro migrazione e causato la morte delle cellule tumorali.

“Queste molecole potrebbero affrontare molteplici problemi: cancro, infiammazione e dolore“, ha dichiarato il prof. Aditi Das, che ha condotto la ricerca.
I risultati dello studio sono stati pubblicati nel giugno 2018 sul Journal of Medicinal Chemistry.

Fonte in inglese: Università dell’Illinois

Omega 3, scudo contro le allergie

Uno studio dell’Università di Goteborg (Svezia) su 8.000 bambini ha verificato quali sono gli alimenti che possono ridurre l’incidenza di rinite allergica.

Il pesce, grazie all’effetto immunomodulante degli Omega-3, è risultato il più efficace.
Nella ricerca, pubblicata sulla rivista medica Pediatric Allergy and Immunology, i bambini sono stati tenuti sotto osservazione fino all’età di dodici anni, ed il 22% di loro hanno sviluppato una rinite allergica.
Tuttavia, fra chi aveva mangiato pesce almeno una volta al mese dal primo anno di vita, la percentuale di rinite allergica era significativamente più bassa.

La ricercatrice Emma Goksör ha spiegato chei grassi assunti determinano la qualità della risposta immunitaria agli allergeni, e quelli del pesce agiscono in maniera positiva.
In particolare il merito è degli Omega 3 che sono immunomodulanti, in altre parole sono grassi che regolano il sistema immunitario.

Già in passato alcuni studi avevano preso in considerazione l’ipotesi che l’alimentazione potesse avere un ruolo chiave nella presenza delle allergie.
Uno studio dell’Università di Stoccolma è giunto alle stesse conclusioni. La ricerca ha esaminato l’effetto di pesci come il salmone, ricchi di Omega 3, sullo sviluppo di oltre 4.000 bambini dalla nascita fino agli 8 anni.
È stato scoperto che a un maggior consumo di pesce corrispondeva un minor pericolo di sviluppare allergie.

Un’assunzione precoce e regolare di pesce svolge, grazie agli Omega-3, un effetto favorevole nella prevenzione delle allergie.

 Fonte in inglese: PUBMED US National Library of Medicine

Trigliceridi alti? Riducili del 45% con gli Omega-3

Numerosi studi clinici hanno ormai chiaramente accertato che i trigliceridi possono essere ridotti grazie agli Omega-3.

Già con l’assunzione di 1 grammo al giorno di Omega-3 si ottengono risultati tangibili, ma è con una dose giornaliera di 3-4 grammi che i trigliceridi si possono abbassare dal 25 al 45%, soprattutto in soggetti che in partenza hanno una trigliceridemia elevata.

In una intervista pubblicata sul Los Angeles Times (vedi qui la fonte in inglese), il dottor Bruce Holub, scienziato nutrizionista della University of Guelph (Ontario) e direttore esecutivo del DHA/EPA Omega-3 Institute, spiega che le ricerche scientifiche mostrano come per ogni grammo di Omega-3 EPA e DHA che una persona assume al giorno, il livello dei trigliceridi scende dell’8%, con benefici evidenti in sole 2 settimane.

Assumendo da 2 a 4 grammi di Omega-3 per un paio di settimane si potrebbero ridurre i trigliceridi di circa il 32%, in persone con alti livelli di trigliceridi.

La riduzione della trigliceridemia in seguito al consumo di Omega-3 avviene grazie a diversi meccanismi.
Gli Omega-3 EPA e DHA riducono la produzione e accelerano la rimozione delle lipoproteine (composti che trasportano i grassi nel sangue), ricche in trigliceridi.
Gli Omega-3, in particolare, rallentano la sintesi della apolipoproteina ApoB, in questo modo viene ridotta l’immissione di trigliceridi nel circolo sanguigno. Aumentano inoltre l’attività dell’enzima lipasi lipoproteica, che favorisce la rimozione dei trigliceridi dal sangue.

Questi effetti, unito alla capacita’ degli Omega-3 di abbassare il colesterolo “cattivo” LDL ed innalzare quello “buono” HDL, migliorano sensibilmente il profilo di rischio cardiovascolare. 

Piu’ Omega-3, meno fratture

Si stima che in Italia, ogni anno, circa 110.000 fratture di polso e circa 70.000 di femore siano dovute all’osteoporosi.

Un numero sempre maggiore di studi mostra che l’assunzione degli Omega-3 EPA e DHA preserva la densità dell’osso e riduce il rischio di fratture, anche con una dose relativamente bassa di soli 300 mg di Omega-3 al giorno (1 sola capsula di A-M B-Well ne contiene almeno il doppio, 600 mg).

Una nuova meta-analisi, pubblicata sulla rivista Critical Reviews in food Science and Nutrition, ha analizzato i risultati di 9 studi su un totale di 292.657 partecipanti, confermando che l’assunzione di Omega-3 riduce le probabilità di frattura dell’anca.

Secondo i ricercatori un’alimentazione ricca di Omega-3 è in grado di regolare l’ assorbimento del calcio da parte dell’intestino e di modulare l’azione delle cellule responsabili della maturazione e del riassorbimento delle ossa; gli osteoclasti e gli osteoblasti.

Studi precedenti avevano mostrato come 8 mesi di assunzione di Omega-3 permettano di aumentare fin quasi al 30% il volume del tessuto poroso presente all’interno delle vertebre, oltre che a aumentare anche il volume e lo spessore del tessuto osseo che avvolge il femore.

Inoltre alti livelli nel sangue di Omega-3 EPA comportano, sopratutto per gli uomini, una diminuzione del rischio di fratture da osteoporosi del 40%.

Gli Omega-3 abbassano la frequenza cardiaca, riducendo il rischio di morte cardiaca

I risultati ottenuti da una meta-analisi, pubblicata sulla rivista European Journal of Clinical Nutrition, indicano che l’integrazione con Omega-3 è associata a una significativa riduzione della frequenza cardiaca.

La frequenza cardiaca a riposo, se elevata, rappresenta un potenziale fattore di rischio per il cuore.

E’ noto da tempo che gli Omega-3 EPA e DHA hanno molti effetti positivi sulla salute di cuore e vasi, che vanno dal miglioramento dei livelli lipidici nel sangue, alla riduzione di pressione sanguigna e frequenza cardiaca e quindi del rischio di malattia coronarica e morte cardiaca.

Per condurre la meta-analisi, cioè uno studio statistico che include i risultati di numerose ricerche su un argomento, i ricercatori hanno raccolto i dati di 51 studi, considerando in totale circa 3.000 persone.

Secondo gli autori dello studio, i dati hanno evidenziato prove cliniche importanti e aggiornate che dimostrano l’effetto sulla riduzione della frequenza cardiaca dell’integrazione con Omega-3, in particolare il DHA era associato a una riduzione media della frequenza cardiaca di 2,47 battiti per minuto.

Una riduzione di questo tipo corrisponde all’incirca ad una diminuzione del 7% del rischio di morte cardiaca improvvisa.

Un rimedio naturale per l’emicrania

Uno studio realizzato in doppio-cieco ha verificato gli effetti degli Omega-3 su 60 pazienti affetti da emicrania cronica e trattati con amitriptilina.

I soggetti sono stati suddivisi in due gruppi ignari di quanto veniva loro somministrato: il primo ha ricevuto 400 mg di EPA e 350 mg di DHA, due volte al giorno, per un dosaggio complessivo di 1.5 g di Omega-3 (equivalente a 2 capsule di A-B Well PGFO oppure mezzo cucchiaino da tè di Liquid Gold); il secondo gruppo ha assunto una sostanza inerte (placebo).

La ricerca ha evidenziato come nel gruppo che aveva assunto gli Omega-3 erano diminuiti i giorni al mese con emicrania di oltre l’80% nel 66% dei partecipanti; nel gruppo placebo, invece, lo stesso miglioramento si era verificato solo nella metà dei soggetti.

Alla luce di questi risultati, gli autori hanno concluso che l’integrazione con Omega-3 è efficace nel ridurre frequenza e intensità degli attacchi di emicrania.

Un precedente studio del 2012 condotto su pazienti affetti da cefalea cronica aveva già mostrato come 1,5 grammi di Omega-3 sono efficaci nel ridurre significativamente l’intensità della cefalea (-12%) ed i giorni di mal di testa (-38%).

Fonte in inglese: PubMed US National Library of Medicine – National Institutes of Health