Cinquanta anni fa due epidemiologi danesi meditavano sul perché gli Inuit nativi della Groenlandia avessero un tasso molto basso di attacchi di cuore, nonostante una dieta ricca di grassi piena di carne di balena e di foca.
Volarono in Groenlandia e raccolsero campioni di sangue da 130 Inuit. Tornati in laboratorio, trovarono nei campioni dei prodotti chimici di cui non avevano mai sentito parlare prima – chiamati grassi omega-3.
Oggi la stampa si occupa continuamente degli omega-3 grazie agli studi che ne dimostrano, oltre alla protezione dalle malattie cardiache, altre caratteristiche come la promozione e lo sviluppo del cervello e degli occhi nei bambini oppure la diminuzione dei sintomi nei casi di depressione.
Uno studio ha indicato che possono aiutare i giovani con segni di malattia mentale dallo sviluppare la schizofrenia conclamata.
“Noi in Occidente semplicemente non mangiamo abbastanza omega-3“, dice William Harris, nutrizionista dell’University of South Dakota ed uno dei massimi esperti del campo. Egli osserva che due dei tre grandi studi clinici sull’olio di pesce mostrano una riduzione dei decessi.
“La riduzione della mortalità è quello che diversifica e mette in evidenza gli omega 3″ rispetto ai numerosi altri integratori vitaminici.
Oggi gli acidi grassi omega-3 sono diventati un business multimiliardario.
Gli americani spendono 2,6 miliardi dollari per integratori alimentari e alimenti arricchiti con grassi omega-3. Ma non tutto è denaro ben speso.
Decenni di ricerche hanno comprovato che i tipi di omega-3 che si trovano negli animali marini, chiamati EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), sono in grado di proteggere il tuo cuore. Ma molti dei cibi si trovano al supermercato sono integrati invece con l’acido alfa-linoleico (ALA), il tipo di omega-3 che si trova in frutta secca e semi di lino.
I cardiologi credono che gli omega-3 di tipo ALA non portino gli stessi benefici, poiché solo una piccola parte viene convertita in EPA e DHA (utilizzabili dal corpo umano).
“Ci possono essere differenze di efficacia”, dice James Stein, direttore del reparto di cardiologia preventiva presso la Medical School dell’Università del Wisconsin.
Quindi, se si acquista un integratore per avere dei benefici sul sistema cardiovascolare, è bene assicurarsi che contenga EPA o DHA e non ALA.
Fonte: Forbes (in inglese) “Quello che devi sapere sull’olio di pesce”